>CAPITOLO 2 < BLOODY FACEBOOK

Bloody FacebookChapter 2

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L’amore e l’odio vanno di pari passo, come la nascita e la morte. Quella notte Atropo aveva abbandonato l’amore e la nascita per soddisfare appieno la sua sete di odio e morte.

L’assassino arrivò con una berlina scura di fronte al cancello automatico di una villa. C’era una nebbia fitta e all’apparenza impenetrabile, ma le potenti luci dell’auto la tagliavano come una luccicante lama nel burro. Mentre si aprivano le ante dell’inferriata, Atropo girò lo sguardo alla sua destra, verso la statua di leone alato, posta sopra la colonna di ingresso; le fece un sorriso come se fosse vivente e gli sembrò che essa glielo contraccambiasse. Percorse il sentiero per cinquanta metri e, arrivato davanti al portone del box, ne comandò l’apertura azionando nuovamente il telecomando.
Mentre la porta basculante si apriva, guardò con scherno, lo scatolino nero con i tasti rossi che teneva in mano. Immaginò quanto accaduto qualche ora prima, alla faccia di stupore che avrebbero fatto i Carabinieri, alla vista del suo drone inviato tramite radiocomando nel cortile della loro caserma.
Scese dalla sua auto e, dal bagagliaio scaricò il trolley, contenente l’abito rosso del demonio e la forca metallica componibile. Varcò l’uscio della sua abitazione e sempre nell’oscurità, stanco ma soddisfatto si spogliò completamente nudo; era ancora molto accaldato a causa dello stato di eccitazione provato qualche ora prima.

Si sedette sul divano al centro della sala e pensò di aver passato la migliore notte della sua vita. Aveva preparato da tempo il suo primo delitto, nei minimi dettagli, senza trascurare nulla. Così come i primi amori non si scordano mai, anche il suo primo omicidio sarebbe stato sicuramente indimenticabile. Rinfrancato da questo pensiero si alzò di scatto e, giunto innanzi alla finestra sul balcone, la spalancò e si affacciò all’esterno respirando a pieni polmoni tutta l’aria umida e fredda che potessero contenere. Vide i primi timidi bagliori dell’alba che cercavano di infrangere una grigia nebbia infestante. Ammasso di microscopiche gocce nefaste. L’uomo diede un’occhiata amichevole ai corvi neri posati sui rami del suo parchetto e poi rientrò in casa e si sedette di nuovo sul divano. Afferrò il telecomando appoggiato sul tavolino e azionò l’accensione TV e puntò il lettore DVD sul play…

“Papà, papà, dove sei ? Papà, papà dove sei? Dove ti sei nascosto ?
Eccomi patatina, sono qua ! Non mi vedevi ? Ero proprio dietro l’albero davanti a te! Ti adoro amore mio…”

Le lacrime scesero a dirotto dagli occhi di Atropo che lanciò un urlo così straziante da far scappare terrorizzati i corvi neri dal suo parchetto.

Federico arrivò finalmente in ufficio. Dopo aver salutato il suo collega:

-Ciao zio tutto bene?-, lanciò il suo giaccone sull’attaccapanni posto a circa tre metri dall’ingresso e, come ogni mattina, puntualmente mancò l’aggancio. Il giaccone poteva rimanere in terra anche per tutta la giornata lavorativa. Neanche il tempo di sedersi alla sua scrivania che accese il suo PC. Al saluto di Federico, Gabriele rispose giusto con un mugugno. Il computer completò il boot di avvio in pochi secondi e, subito, automaticamente si aprì un programmino jingle creato appositamente da lui. Suonava la musichetta allegra “Asereje” delle Las Ketchup quale sottofondo di un breve cartone animato. Il cartoon consisteva in un balletto di una simpatica mucca rosa a chiazze nere, che indossava una gonnella hawaiana, verde, tutta cinturata di banane. In pratica, questo jingle era il suo pretesto per dare uno start allegro alla sua giornata. Gabriele era una persona troppo rattristante come compagno di lavoro ma un ottimo mulo di programmazione software; al contrario Federico era un ottimo analista che capiva al volo le esigenze del cliente. E lo zio sapeva già come svilupparle a testa bassa. Costituivano un’ottima coppia da “guerra informatica”. Erano amici, colleghi e anche soci. Loro due, da soli, erano l’impresa Engineering k2. Federico guardò l’orario sul desktop del monitor e constatò che mancava ancora un’ora per l’appuntamento con un nuovo, importante cliente. Girò lo sguardo verso il suo socio impegnato a digitare sulla tastiera come un forsennato. Gabriele era così concentrato sul suo lavoro che non si asciugava nemmeno le gocce che colavano dal suo naso aquilino. La rinorrea che lo perseguitava in ogni immancabile inverno, era una nemica ben tollerata che non lo distoglieva affatto. Ogni tanto si prendeva qualche secondo di pausa, passandosi entrambi le mani sui suoi capelli radi, unti e pieni di forfora. Federico pensò che l’amico fosse proprio tagliato fuori per piacere a una donna; giunse persino a pensare che, probabilmente, una prostituta lo avrebbe addirittura pagato pur di non andarci insieme.

Federico, rattristato per il suo socio, fece un sospiro e guardò di nuovo il suo monitor. Cliccò sopra l’icona Facebook e si collegò al suo account personale. Fece scorrere i post mettendo qualche like e commento ai soliti amici più simpatici e che solitamente interagivano con lui e intanto, pensò a quanto sentì alla radio in auto, riguardo quei giovani farabutti che avevano pisciato addosso a un vagabondo e poi postato su Facebook le loro bravate.

“Speriamo che le forze dell’ordine gli diano delle pene esemplari, ma ne dubito fortemente”. Disse a se stesso il ragazzo e fece un sospiro di rammarico. Così, per tirarsi un po’ su di morale, entrò nel “Gruppo Cigno Bianco”. Lui era il creatore e amministratore di questo gruppo chiuso. Mentre si collegava al programma, pensò all’incontro con Rebeca e, fra sé e sé, disse: sono stato proprio un pirla a non chiedere il suo numero di telefono… Fece scorrere le pagine del gruppo e notò che era almeno una settimana che non vedeva i post di Alina.

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7 commenti

  1. Guido ha detto:

    #bloodyfacebook Super Top

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  2. Rudy ha detto:

    Grande

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  3. Andrea ha detto:

    Ottimo

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  4. Armando ha detto:

    Bellissimo, complimenti

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  5. Renata ha detto:

    Very good

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  6. carlobianchiorbis ha detto:

    You can read all my novels, in all languages, in the following my Facebook blog:

    https://www.facebook.com/OrbisCarloBianchiAbbiategrassoedintornimilanesi

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  7. Patrick ha detto:

    Super

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