>CAPITOLO 13 < BLOODY FACEBOOK

Bloody Facebook – Chapter 13

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Era sabato mattino e Federico decise di andare a trovare il suo amico Gabriele nella sua nuova casa; vi si era trasferito da pochi giorni. Aveva bisogno di un favore dal suo amico del cuore. Voleva chiederglielo di persona e, così, decise di fargli una sorpresa andandolo a trovare senza preavviso. Arrivò davanti al portone di ingresso proprio mentre un residente stava uscendo dal palazzo. Entrò, quindi, nel condominio senza nemmeno avvertire l’amico  al citofono. Federico ricordò che Gabriele gli aveva detto di abitare al secondo piano. Fece le scale e, giunto sul pianerottolo, si trovò di fronte a quattro porte. Guardò tutte le targhette poste sui vari campanelli: erano indicati tutti i nomi e cognomi tranne uno. Evidentemente Gabriele non aveva ancora fatto in tempo ad applicare il talloncino. Suonò, pigiando il tasto con due pressioni veloci. Sentì il fruscio impercettibile dello spioncino e, non appena Gabriele aprì la porta, entrò nel suo appartamento senza neanche chiedere permesso. 

-Ciao zio, ti è piaciuta la sorpresa? Ma come cazzo sei vestito?-

Gabriele indossava una vestaglia da notte di colore blu, con rose rosse disegnate su tutto il tessuto. Mentre Federico esprimeva tutto il suo stupore di fronte a quell’abbigliamento alquanto assurdo, Gabriele rimase impassibile, senza proferire verbo, nemmeno il solito mugugno. 

Alle spalle dell’amico, Federico sentì una voce maschile: 

-Ciao Federico! Sono Alfredo.-

Così dicendo, Alfredo si avvicinò al giovane Bond che rimase attonito, constatando come anche l’amico di Gabriele fosse privo di un minimo di buon gusto: indossava infatti una vestaglia di colore grigio scuro a pois bianchi e rossi… Alfredo gli diede la mano e gli disse:

-Piacere, sono il fidanzato di Gabriele! Capisco il tuo stupore. In effetti, il nostro amico comune avrebbe dovuto dirtelo, prima o poi… ma meglio così. La tua improvvisata gli ha fatto risparmiare la fatica, visto che non si decideva.-

In quel momento, colto di sorpresa e imbarazzato come mai gli era capitato in vita sua, Federico pensò che la bella sorpresa gliela avesse fatta il suo amico e, per quello, riuscì solo a dire: 

-Piacere mio.-

Cercò, quindi, di riprendersi dallo shock. Fece un sorriso, seppur forzato, e volgendo lo sguardo a Gabriele, disse: 

-Ho bisogno di chiederti un favore, hai cinque minuti per me?-

-Certo Federico, andiamo di là in soggiorno.-

Si sedettero e Federico disse al suo amico: 

-Scusami zio per questa intrusione.-

-Ma, dai, non farti problemi! A proposito: vuoi un bicchiere d’acqua?-

-Sì, grazie.-

Mentre Gabriele stava preparando il bicchiere, Federico fece la sua richiesta:

-Con i tuoi potenti mezzi informatici, uniti alle tue capacità da hacker, dovresti cortesemente cercarmi, sia negli archivi dell’ambasciata Russa in Italia sia in Questura, il nome di Andrey e Agata Bykov. Sono moscoviti; il primo è il padre e la seconda è la figlia, che risulterebbe morta qualche anno fa a causa di un incidente d’auto. Pensa che, giorni fa, Andrey mi ha salvato da una sicura rapina in un parcheggio coperto. Mi conosci Gabriele, sai che sono curioso no? Soprattutto per il fatto che Andrey possiede una galleria d’arte di icone russe, ma in internet non c’è niente su di lui e la cosa è molto strana. Allora zio, posso contare su di te?-

Mentre diceva queste ultime parole, Federico alzò il bicchiere e bevve l’acqua tutta in un sorso. Lo “zio” rispose con il suo solito  mugugno e, per Federico, fu un grandissimo sollievo: capì, infatti, che il suo favore sarebbe stato sicuramente esaudito. 

-Grazie zio, ti ringrazio di cuore e ti faccio i complimenti per il tuo fidanzato: è proprio un bel biondino ed è anche evidentemente più giovane di te. Ora ti saluto perché devo accompagnare l’amica di Rebeca alla stazione centrale di Milano. Prima o poi ti farò conoscere Rebeca, la mia nuova fiamma: magari potremmo organizzare un’uscita a cena tutti e quattro.-

E Gabriele lo salutò con il suo solito mugugno.

Atropo, seduto sul divano posto al centro del salone della sua galleria d’arte, stava sorseggiando un cocktail bourbon lime. Aveva appena salutato il signor Chapuisat da Ginevra, che se ne stava andando soddisfatto per l’acquisto: un’icona russa sacra, dimensioni 32 x 44 centimetri, dipinta a mano secondo il metodo tradizionale, con sfondo d’oro. Il cliente venne accompagnato all’uscita dal fedele Adrian che, poi, ritornò nel salone.

-Scusami padre, ma il tempo stringe: mercoledì notte arriverà al porto di Genova il carico proveniente dalla Colombia e dobbiamo definire il piano per l’agguato a Giuseppe Cosentino.-

-Hai ragione Adrian. Prima, però, volevo chiederti come va il rapporto fra Rebeca e mio figlio Federico.-

-Direi benissimo: dalle conversazioni intercettate dalle cimici wireless piazzate nell’appartamento di Rebeca, si sta divertendo un sacco. Speriamo, però, che il rapporto tra tuo figlio e la ragazza non stia diventando qualcosa di più che un semplice spasso.-

-Ah, dici che possano innamorarsi?-

-Temo di sì padre. Quando ho comunicato a Federico che l’invito era aperto anche alla sua ragazza, si è mostrato molto entusiasta.-

Atropo sorrise compiaciuto. Allo stesso tempo, , si fece pensieroso e disse: 

-Se dovessero innamorarsi veramente potrebbe emergere la verità. Come sappiamo, Rebeca non lo ha incontrato casualmente, abbiamo organizzato tutto noi. Sorge, quindi, il dubbio: a questo punto possiamo fidarci di lei?-

Rispose Adrian :  

-Assolutamente no. Per questo le faremo un bel discorsetto in privato che, sicuramente, allontanerà dalla sua mente idee strane su eventuali tentativi di ricatto a nostro danno.-

-Certamente Adrian, non possiamo permetterci di rischiare. Rebeca, finora, è stata molto collaborativa e corretta, ma dobbiamo tutelarci da imprevisti. Poi, se effettivamente dimostrerà di essere veramente innamorata di mio figlio, avrà la mia benedizione e il mio sostegno e, come ben sai, so essere molto generoso.-

-Certo padre, lo so. Infatti ti sarò riconoscente per tutta la vita per ciò che hai fatto per me.-

Finito che ebbero di parlare di Federico e Rebeca, Atropo e Adrian si misero a pianificare, fino a notte fonda, l’agguato a Giuseppe Cosentino.

Antonio Garbin e Matilde Vergani vennero convocati, eccezionalmente di domenica mattina, nell’abitazione del comandante dei Carabinieri Lo Presti. Dal team investigativo erano emerse importanti novità riguardo Atropo. Erano seduti nello studio, collegati in videoconferenza via internet con il capo dei RIS Salvatore Longobucco. Non appena vide Salvatore sullo schermo, Matilde ebbe un reflusso allo stomaco.

-Buongiorno dottor Longobucco, la ringraziamo per la sua disponibilità, nonostante le sue incombenze familiari» lo salutò Lo Presti, che aggiunse: – prego dottor Garbin, ci esponga il risultato delle indagini.-

-Dopo un’accurata e complessa ricerca sui fatti di cronaca degli ultimi dieci anni, sono emersi venti casi di rilievo. Abbiamo poi eseguito un controllo incrociato con le deposizioni delle persone informate dei fatti e solo tre casi sono risultati meritevoli di ulteriori approfondimenti. Tutti sono inerenti a  donne dell’est Europa vittime di delitti irrisolti. Una russa di nome Agata Bykov, una rumena di nome Andreea Popescu e un’albanese di nome Eva Gioka. Ma, proprio ieri, in tarda serata, dalla deposizione del signor Federico Bond, è emerso che questi, in una discoteca di Arcore, aveva conosciuto, per il tramite della prima vittima Alina, la russa Agata; anche se, poi, non ha più avuto notizie di lei. Comunque, questo Federico Bond potrebbe avere a che fare con Agata, potrebbe esserci qualche collegamento. Io e i miei uomini ne siamo più che certi.-

Intervenne Lo Presti che disse: 

-Allora organizziamo anche il pedinamento di Federico Bond, senza trascurare i Cosentino, i Benetti e la banda degli albanesi.-

In cuor suo, Garbin pensò che fosse una cosa positiva poterli pedinare ancora tutti, visto che, quando sarebbe arrivato a Genova il carico di droga dalla Colombia, avrebbe dovuto coprire le spalle a tutta l’organizzazione malavitosa. 

Anticipando quello che stava per dire Longobucco, intervenne Matilde Vergani: 

-A questo punto dobbiamo eseguire una verifica incrociata e tempestiva, con la Questura, sui parenti di Agata residenti a Monza e provincia, che più si avvicinino all’identikit  dell’assassino che abbiamo tracciato.-

Anche Longobucco, in videoconferenza, disse la sua: 

-Ѐ molto probabile che si tratti del padre di una delle tre vittime menzionate, spinto da cieca vendetta per i motivi che avevamo già ipotizzato negli incontri precedenti. Signori, direi che anche queste ultime considerazioni siano molto plausibili. Dovremo verificare al più presto se il padre di ciascuna delle tre vittime viva in Italia e convocarlo per un interrogatorio: potrebbe essere il sospettato numero uno, ovverosia Atropo.- Mentre Longobucco esponeva le sue idee, Antonio Garbin pensò che avrebbe venduto le informazioni appena apprese, ad Alket Behrami per un sacco di soldi.

-Vi ringrazio tutti per la disponibilità concluse Lo Presti.

Mentre si salutarono e Lo Presti chiuse il collegamento in teleconferenza, Matilde pensò intensamente a Salvatore: desiderò che tornasse al più presto a Monza, anche se sapeva benissimo che, nonostante tutto, nulla sarebbe stato più come prima tra di loro.

Domenica sera, ore ventuno e trenta, a casa di Atropo. Erano tutti seduti in sala pranzo: a capo di un classico tavolo rettangolare stava il padrone di casa, mentre Rebeca e Federico sedevano, rispettivamente, alla sua destra e alla sua sinistra. Il fedele Adrian, invece, si era accomodato all’altro capo, di fronte a lui. Non appena si fu seduto, Federico notò come il servizio catering fosse di alto livello. C’erano due camerieri: un uomo giovane, con pantaloni neri, giacca e camicia bianca e farfallino nero; una donna, anch’essa giovane, con pantaloni neri e giacchetta bianca con collettino alto, stile orientale. Sul tavolo erano posizionati, per ciascun commensale, porta menù in pelle, con angolari in oro: Federico pensò che, come minimo, dovessero essere a diciotto carati. Il giovane notò, altresì, che le posate erano in argento e i bicchieri di cristallo, sicuramente pregiato. 

Cominciò a leggere il menù.

Lista dei vini: Chateau Latour 2009, Brunello di Montalcino 2005, Barolo Docg Gaja Dagromis 2009, Barbaresco Docg 2000, Champagne Maillart Les Franc de Pieds 2008, Champagne Selosse Millésime 2005, Champagne Pommery Louise 2004.

Per quanto riguardava i piatti : c’erano cinque primi e cinque secondi a scelta, contorni a volontà e dolci dai nomi talmente ricercati che, probabilmente, nemmeno la Regina Elisabetta li avrebbe riconosciuti. 

Non appena Federico terminò di leggere il menù, alzò lo sguardo e lo diresse verso Rebeca. Entrambi si guardarono con espressioni meravigliate, come se fossero state le prime persone ad aver visto gli extraterrestri scendere sulla terra. Atropo si rese conto di aver esagerato nell’ organizzazione del banchetto così, per alleviare l’imbarazzo, disse:

-Se volete, ragazzi, abbiamo anche Fanta e Coca Cola a volontà.- 

Federico rispose: 

-Ok Fanta e Coca Cola a volontà, ma pure del buon vino consigliato da te, Andrey; così come per i piatti. Decidi sempre tu carissimo, fai come se fossi a casa tua, non farti problemi.- 

Scoppiarono tutti a ridere. Atropo era riuscito a rompere il ghiaccio e, pur sapendo tutto di lei, chiese a Rebeca: 

-Raccontaci un po’ di te, Rebeca.-

Federico apprese, così, alcuni dettagli a lui ignoti circa la ragazza; in fin dei conti, da quando si erano conosciuti, il tempo per parlare di loro era stato minimo, essendo stati quasi sempre impegnati in attività molto più stimolanti. Il giovane Bond era, altresì, curioso di conoscere qualcosa di Adrian:

-Invece tu, Adrian, come hai conosciuto Andrey?-

Adrian raccontò mezze verità e mezze falsità, perché vi erano lati oscuri del suo passato intimamente legati alla mafia russa. In ogni caso, fu sincero quando ammise di essere diventato figlio putativo di Atropo e, per questo, di essergli riconoscente per tutta la vita. La serata si protrasse fino all’una di notte, quando calò il sipario su quella compagnia (all’apparenza) spensierata. Ma settantadue ore più tardi si sarebbe aperto un altro sipario, quello della vendetta sui Cosentino.

Nonostante avesse fatto le ore piccole la notte precedente, Federico arrivò nel suo ufficio di Villasanta alle otto e trenta. Aveva ricevuto un messaggio con il quale Gabriele lo avvisava di avere novità su Andrey Bykov. Bond era così ansioso di conoscerle che, non appena varcò la soglia dell’ufficio, non si tolse nemmeno il giaccone e si diresse subito verso il suo amico.

-Ciao zio, allora? Dimmi tutto.-

Gabriele smise di digitare sulla tastiera e, dopo un breve mugugno, disse:

-Negli anni ottanta, il signor Bykov frequentò l’accademia delle belle arti di Firenze.-

-Come?!- lo interruppe Federico, che proseguì: 

-Non ci posso credere! La stessa Università in cui studiò mia madre! Lì, come ben sai, lei conobbe un russo con il quale ebbe una love story; poi nacqui io e lui ci abbandonò. Inizio a sospettare fortemente che Andrey potrebbe essere mio padre.-

-È molto probabile Federico- disse Gabriele, che aggiunse:

-Riguardo alla figlia, la tua possibile sorellastra, non risulta che sia morta in un incidente d’auto. In un primo momento, si pensò che si fosse buttata da un palazzo della periferia di Monza; tuttavia, dall’autopsia risultò che la ragazza avesse subito delle violenze sessuali e che la morte fu causata da uno strangolamento. Quindi si trattò di suicidio simulato. Ma le indagini neppure si aprirono per mancanza di indizi e testimoni.-

– Ah, quindi la figlia Nikita non è morta in un incidente d’auto?-

-Ebbene no- rispose Gabriele, che continuò:

 – Ma non mi risulta chiamarsi Nikita bensì Agata.-

A Federico quasi venne un mancamento. Gli tornò in mente la circostanza che dichiarò, alcuni giorni prima ai Carabinieri di Monza : in quella famosa sera, quando nella discoteca di Arcore rimorchiò Alina, conobbe anche, seppur di sfuggita, una sua amica, di nome Agata. Ma ciò che più lo stravolse fu il forte sospetto che, non solo Andrey potesse essere suo padre ma, anche, l’assassino di Alina. Chiese, pertanto, a Gabriele di mostrargli delle foto di Agata, le più recenti possibili; si ricordò, infatti, che la sera prima, a casa di Andrey, ne aveva viste parecchie che però la ritraevano da bambina. 

Gabriele gliele mostrò e lui ebbe la conferma, al cento per cento, che fosse lei la ragazza conosciuta in discoteca. 

-Per favore, Gabriele, dammi un bicchiere d’acqua perché queste notizie, apprese tutte insieme, mi hanno sballato completamente.-

Gabriele si stupì che il suo amico non lo avesse chiamato “zio”; cosa che non avveniva dai tempi delle scuole superiori.

Federico bevve tutta l’acqua in un sorso, come se fosse stato reduce da una “Parigi-Dakar”, e disse:

-Ho bisogno di un ulteriore favore da te, stasera dobbiamo iniziare a sorvegliare Andrey, partendo da casa sua. 

Voglio vedere dove va e chi frequenta.-

Gabriele diede il suo assenso con il solito mugugno.

A volte l’uomo inciampa nella verità, ma nella maggior parte dei casi si rialza e continua per la sua strada (Winston Churchill). 

Erano le diciassette. Atropo e Adrian erano seduti sulla solita panchina nel parco di Monza. Le querce erano ormai completamente spoglie, denudate dall’ennesimo inverno bastardo. Sui rami secchi si appollaiarono dei corvi neri che sembravano osservare e comprendere il dialogo tra i due amici umani. 

-Ciao padre, dalle conversazioni intercettate dalle cimici wireless piazzate nell’ufficio di tuo figlio Federico, risulta come lui non abbia perso tempo a scoprire la verità. Ciò che temevo si è avverato. Stasera verrà insieme al suo amico a spiarti a casa tua, come se fosse un vero detective.-

-Non preoccuparti Adrian, già da stasera ci trasferiremo a Ovada. Poi, mercoledì sera, rapiremo Giuseppe Cosentino al porto di Genova e lo giustizieremo, secondo il piano stabilito.-

-Ok padre, saggia decisione- rispose Adrian, che proseguì: 

-Anche perché gli investigatori hanno ristretto il cerchio delle indagini e, molto probabilmente, verranno anche loro a controllare la tua abitazione.- Atropo osservava le querce davanti a sé e guardava anche i suoi amici corvi neri, come se li conoscesse uno per uno. Poi disse: 

-Caro Adrian, se dovesse andare storto qualcosa, mi prometti che proteggerai mio figlio Federico come se fosse tuo fratello?-

-Certamente padre, anche a costo della mia vita. Ma tieni conto che ora, anche Federico, molto probabilmente potrebbe essere pedinato dalle forze dell’ordine e che anche i Cosentino, ben presto, arriveranno a lui. Effettivamente lo stiamo mettendo in pericolo.-

-Hai ragione Adrian, purtroppo è un rischio che dobbiamo correre. Ho deciso che, una volta ucciso Giuseppe Cosentino, utilizzeremo la stessa squadra di uomini impiegata nell’imboscata di Genova, per proteggerlo. Sono sei professionisti affidabili; me li ha mandati, direttamente da Mosca, un mio vecchio amico che conosco dai tempi della mia attività di controspionaggio.-

-Mi dispiace, padre, per aver insistito a farti incontrare con tuo figlio, ci tenevo tanto a vederti un po’ felice. Adesso, però, questa cosa sta complicando i nostri piani di vendetta.-

-No, assolutamente no, Adrian; anzi, ti devo ringraziare! bene o male i nostri nemici sarebbero comunque arrivati a lui. E, poi, sono anche convinto che Federico, sangue del mio sangue, con il tempo, capirà quello che stiamo facendo.-

Atropo e Adrian vennero avvolti dalla nebbia, che scese come un sipario lugubre, e, contemporaneamente, i corvi neri si alzarono in volo, salutandoli  gracchiando all’unisono.

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7 commenti

  1. carlobianchiorbis ha detto:

    Appena pubblicato capitolo 13 Bloody Facebook, un grosso ringraziamento a tutti quanti per la Vostra cortese attenzione.
    #carlobianchiorbis

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  2. carlobianchiorbis ha detto:

    Just published chapter 13 Bloody Facebook, a big thank you to everyone for your kind attention.
    #carlobianchiorbis

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  3. Precot55 ha detto:

    Sempre Supertop… Bravo carlobianchiorbisletturegratuite.car.blog

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  4. Genko ha detto:

    #bloodyfacebook Geniale

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  5. Tenax80 ha detto:

    E siamo verso la fine del thriller… Complimenti

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  6. Sara ha detto:

    Thriller molto intrigante.

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