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Bloody Facebook – Epilogue

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Arrivò finalmente la primavera. Rebeca riuscì a tenere nascosto a Federico che, in realtà, aspettava due gemelli, un maschio e una femmina. Voleva fargli una sorpresa. La gravidanza, però, fu sofferta; un giorno ebbe delle perdite preoccupanti e Federico dovette portarla d’urgenza al pronto soccorso. Quando Bond apprese la notizia si sentì al settimo cielo; tuttavia, al tempo stesso, era molto preoccupato: il ginecologo aveva spiegato che la gravidanza poteva essere a rischio aborto e che, sicuramente, i gemelli sarebbero nati prematuri. Arrivò il mese di giugno. Rebeca venne nuovamente ricoverata d’urgenza al pronto soccorso. Questa volta fu per l’intervento, resosi necessario, di taglio cesareo. I bambini sarebbero perciò nati prematuri, come previsto dal ginecologo. L’intervento andò bene e i piccoli vennero messi nell’incubatrice. La madre di Federico, Elisabetta Bond, arrivò in Italia insieme a suo marito Matteo, con un volo privato. Rebeca era nel suo letto con, a destra, il maschietto e, a sinistra, la femminuccia, entrambi appena usciti dall’incubatrice; si era ripresa bene dalle fatiche del parto ed era raggiante come il sole. Nella stanza erano presenti tutti coloro che, per Federico, rappresentarono la sua famiglia allargata: sua madre e il patrigno Matteo, l’amico Gabriele e il suo compagno Alfredo, Adelaide, l’amica intima di Rebeca, e Adrian. Circondarono tutti quanti  il letto ed Elisabetta chiese:

 -Come avete deciso di chiamarli?-

-Agata e Andrey- rispose Federico, e stappò il migliore spumante custodito nella cantina della villa di suo padre. Poi versò il vino nel bicchiere di ognuno dei presenti; il suo fu l’ultimo. Mentre gli amici e parenti bevvero e brindarono, Federico Bond notò, al di là della vetrata della camera, a circa quattro metri di distanza, un uomo con camice bianco che gli sorrideva. Sussultò. Non poteva credere ai propri occhi: era suo padre Andrey. Nessuno si accorse di lui; solo Adrian, che guardò Federico e gli strizzò l’occhio. 

A Federico si riempì il cuore di immensa felicità, ma, al tempo stesso, di grande tristezza perché aveva capito che quella fu l’ultima volta che vide suo padre.

L’estate poteva attendere. La tarda primavera rimase, deliziosamente, a rallegrare gli uccelli che cantavano in cielo. Gazze, merli, capinere, passeri e tortore. C’erano tutte le specie di uccelli che si ripartirono le proprie dimore, le piante dove fare i loro nidi nel parco di Monza. Sulla solita panchina, per l’ultima volta, erano seduti Adrian ed Andrey.

 -Allora padre come stai?-

-Sono soddisfatto perché giustizia è stata fatta, ma, al contempo, sono triste perché sarò costretto a vivere lontano da qui. Magari, un giorno, quando questa storia sarà completamente dimenticata dall’opinione pubblica, tornerò, ma non te lo garantisco caro Adrian.- 

-Riguardo i Benetti possiamo stare tranquilli?-

Mentre Adrian fece quella domanda, dal prato arrivò, correndo, una bambina che andò incontro ad Andrey. Aveva in mano una piccola margherita, che porse in dono nella sua mano destra, quella senza guanto.

-Grazie dolcezza- rispose lui e Adrian vide che, dal suo occhio, scese una lacrima. 

La bambina rispose :

-Prego-, con una vocina delicata e se ne andò, rispondendo alla chiamata di sua madre, che l’attendeva con un cane al guinzaglio. 

-Per i Benetti, sì, possiamo stare tranquilli. Ho stretto un patto d’onore con il boss  Carmelo, l’ho ripagato profumatamente, attingendo dal mio conto segreto in un’isola delle Cayman, per il danno subito con quel carico di droga andato perduto a Genova. Purtroppo non è possibile combattere contro tutti: sono dovuto scendere a patti col diavolo.-

-Con la protesi all’avambraccio sinistro ti trovi bene?-

-Sì, ma è provvisoria. Fra alcuni giorni andrò a Ginevra, dal mio amico, il chirurgo Chapuisat, per impiantare una protesi speciale: sarà come avere un avambraccio naturale.-

-Ora Adrian, ci dobbiamo lasciare.-

Andrey si alzò e, non appena Adrian, fece altrettanto, gli pose delicatamente la mano destra sul suo viso.

-Dì a Federico che gli voglio un bene dell’anima, e così anche a Rebeca; e dà un grosso bacio ai miei nipotini da parte mia. Spiega a Federico che ho sempre amato sua madre Elisabetta, non ho mai smesso di farlo: è sempre stata nel mio cuore e per sempre lo sarà. Ovviamente voglio bene anche te, sei sempre stato come un figlio per me.-

Andrey si voltò, allontanandosi lentamente, mentre Adrian stava per scoppiare a piangere per la commozione. Ma si fece forza e gli disse per l’ultima volta:

-Ci rivedremo ancora, spero, caro padre? Mi auguro prima di ritrovarci all’inferno!-

Andrey, mentre si allontanò e senza più voltarsi gli disse ad alta voce :

-Chissà, caro figlio, le vie del Signore sono infinite- e proseguì per la sua strada. 

Adrian, sentendosi chiamare per la prima volta “caro figlio”, lasciò finalmente cadere le sue lacrime, che scesero copiose sui petali bianchi delle margherite nel prato.

Arrivò di nuovo l’inverno e non era come il precedente, il clima era meno umido, ma c’era ancora nell’aria parecchia contaminazione di maligno. In una sera come tante, c’erano molti giovani a bere nella Birreria “Party Night”. Come in quella notte del primo omicidio di Atropo, si sentiva la canzone grunge dei Nirvana…””Load up on guns, bring your friends. It’s fun to lose and to pretend. She’s overboard, self assured. Oh no I know, a dirty word… ” Uscì dal locale il giovane ragazzo vestito sempre col giubbotto di pelle nera. Si accese una sigaretta e si mise a guardare il suo smartphone. Arrivò, nel frattempo, il vagabondo dell’anno prima, che passò davanti al ragazzo che non poteva credere ai suoi occhi e disse a bassa voce: 

-Figlio di una gran puttana! Era da tanto tempo che ti aspettavo! Mi hanno punito per colpa tua e ora te la farò pagare molto cara!-

Il disadattato fece finta di niente e si diresse veloce nella sua via preferita nascosta, per  passare la notte. Il frequentatore del locale andò a chiamare i suoi tre amici all’interno e nel chiasso della musica urlò a loro, seduti al tavolo:

-Oh raga c’è finalmente il bastardo, andiamo a picchiarlo per bene!-

I quattro giovani malviventi di “buona famiglia del centro di Monza” uscirono dalla Birreria e andarono a prendere delle mazze da Baseball nel portabagagli di un’auto. Il vagabondo, che stava sdraiato sull’asfalto, in un angolo buio, si svegliò di soprassalto, sentendosi picchiare pesantemente la gamba da un corpo contundente, seppur riparata dal cartone del Minimarket. 

-Pezzo di merda, sei fortunato che non ti pisciamo addosso, altrimenti risalirebbero a noi e ovviamente non siamo così stupidi di filmarti, questa volta. Comunque ti faremo rimpiangere di essere nato. Ti pesteremo a sangue con queste mazze.- Disse il ragazzo col giubbotto nero. L’uomo si mise a tremare dalla paura, ma non diede a loro la soddisfazione di piangere e supplicarli di non fargli del male. I quattro ragazzi si misero a sghignazzare diabolicamente e mentre il capo banda, col giubbotto nero, stava iniziando a sferrare, per primo, un colpo di mazza, venne bloccato da una forte presa da dietro. Il vagabondo vide, alle spalle del giovane, una figura oscura, non ben distinguibile, che gli prese la mazza con estrema facilità dalle mani e iniziò a pestarlo sul corpo, mentre gli altri tre amici scapparono impauriti. Vide, sempre a fatica, l’uomo che sferrò un ultimo colpo alla testa del giovane, che cadde a terra ansimante. Si sentì una voce rauca e decisa che disse:

-Ora hai capito finalmente, giovane bastardo che devi lasciare in pace le persone deboli e indifese?- e si allontanò a piccoli passi. Il disadattato si alzò in piedi e disse: 

– Grazie amico! Ma chi sei?-

L’uomo della provvidenza si fermò, mentre la luce di un lampione gli illuminò la testa. Si girò verso il vagabondo e mostrò il viso coperto da una maschera di diavolo e disse:

-Sono Atropo.-

Nel frattempo, in un angolo buio, c’era un ragazzino che aveva filmato tutta la scena con lo smartphone.

Si collegò in Facebook e pubblicò il video con grande soddisfazione… 

The end 

#bloodyfacebook 

by #carlobianchiorbis 

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3 commenti

  1. Virtus ha detto:

    EPILOGO fantastic

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  2. Martin ha detto:

    Bel finale che prelude sicuramente a un seguito…

    "Mi piace"

    1. carlobianchiorbis ha detto:

      Eh sì Martin… Comunque, quasi tutti i miei romanzi hanno un finale che prelude a un seguito… Grazie e ciao

      "Mi piace"

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