Greek Love – L’Amore Greco – Chapter 1
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Le sue mani sono calde e morbide. Me le sento su tutto il corpo. Mi accarezzano dolcemente le cosce e poi su, fino ai testicoli e pene infuocati di libidine.
Sono sdraiato su un letto di lenzuola bianche e ho appena fatto del buon sesso con Iris, ma non sono ancora venuto. Il mio amore greco sa che mi piace dare sfogo alla fuoriuscita dello sperma, con l’aiuto della sua mano, mentre mi osserva teneramente con i suoi occhi scuri, giovani e vispi di una ventenne. Occhi appartenenti a un grazioso viso ovale e io, stando a pancia in sù, godo beatamente e ammiro anche il cielo di mezza estate dalla finestra a balcone. In quel momento di letizia sublime mi sembra di vedere l’azzurrità del mare che si specchia nella volta celeste.
Qualche ora prima siamo andati a pranzare in un grazioso e tipico locale di Kos e abbiamo gustato entrambi del “must”: con tante olive nere, cetrioli, pomodori, peperoni verdi e cipolle fresche.
Dopodiché abbiamo camminato, mano nella mano, sulle passeggiate nel molo del porto. Il sole si è presentato alto e si è riflesso vezzosamente sulla superficie del mare, oltre le barche ormeggiate. In quel momento è già cominciato l’amore con Iris. La nostra fantasia sessuale ha preso il largo nelle nostre menti, come i piccoli panfili, lì presenti davanti a noi, destinati a navigare verso altre località marittime.
Fantasie e sogni a occhi aperti, che ci siamo raccontati sottovoce guardandoci negli occhi. La mia amante greca, ha imparato più velocemente di me, la lingua italiana e ha addirittura imparato qualcosina della mia lingua d’origine: il portoghese.
Di contro, io ho fatto più fatica a imparare il greco rispetto all’italiano. Così, le nostre conversazioni sono prevalentemente in italiano, senonché, nei momenti d’intimità, amiamo dirci parole dolci in greco, piuttosto che in portoghese.
È lei che, come usuale, ha cominciato a parlarmi delle nostre immaginarie avventure erotiche. Tutte avvenute nei panfili e io le ascolto con ammirevole passione, perché è come se le leggesse nella mia mente:
-Tu, Ricardo, sei il padrone di quel panfilo e sei un uomo ricchissimo e potente. Siamo io e te, un’altra donna e un marinaio factotum. L’altra donna è una bellissima nera africana che hai comprato da uno sceicco a Tunisi. È molto giovane, con seni piccoli, tanto da sembrare una bambina ma non lo è. I capezzoli delle sue tettine sono però turgidi e ha labbra molto carnose, così come la sua figa, carnosa e completamente depilata. Ha capelli corti, ricci e tinti di biondo platino che le danno quel giusto tocco raffinato e puttanesco allo stesso tempo.
Siamo in mezzo al mediterraneo e al timone c’è il marinaio, che è un bel giovane fusto di spiccati lineamenti orientali. Tu sei sdraiato su un telo adagiato sull’ampia prua. Sei completamente nudo al sole e di fronte a te c’è il marinaio. A un certo punto cominci ad avere un certo appetito sessuale e pertanto il tuo uccello comincia ad andare in erezione e così lo prendi con la mano destra e lo fai oscillare mostrandolo fieramente all’uomo al timone, che ti osserva sorridendo. Fieramente perché sai che lui ce l’ha più piccolo del tuo. L’hai assunto con quella prerogativa e facendogli firmare un contratto in cui lui, oltretutto, non deve mai assolutamente guardare me e la donna africana e pertanto deve rimanere a noi indifferente.
Può guardarci solo in una determinata circostanza che ti spiego al termine di questa breve storia avventurosa.
Così ti alzi, sorridi al timoniere e scendi sotto coperta. Lì, ci siamo io e l’africana ad attenderti, sdraiate e completamente nude. Ti guardiamo sorridendo e tu ti sdrai in mezzo a noi. Ti accarezziamo dappertutto, mentre tu stai beatamente a pancia in sù, con le braccia piegate dietro il tuo capo. Poi, io e la giovanissima donna nera ci concentriamo sul tuo membro. Lo lecchiamo e lo succhiamo, con calma, a turno e insieme, senza trascurare le tue palle gonfie….E poi…-
-E poi…-, io l’ho interrotta dicendole:
-… e poi continuate imperterrite così, fino a quando non deciderò di scoparvi, mentre osservo di fronte a me una telecamera. So che quell’apparecchio riprende noi e il marinaio factotum che può vederci, in diretta, da un monitor sulla plancia di comando. La sua mano destra è sul timone e con la sinistra si masturba.-
-Ah furbastro depravato! Hai così indovinato quando il porco marinaio può vederci!-
Così abbiamo terminato la nostra fantasia erotica facendoci una grassa risata.
Giulio è andato in barca a vela, per tutto il giorno con Dimitra, lasciandoci l’appartamento sul mare tutto per noi.
Dimitra è la nuova compagna di mio padre ed è la madre del mio amore greco ed è anche la proprietaria della casa e di altri appartamenti qui a Kos. Dimitra è molto ricca. È ovviamente anche proprietaria della barca ed è lei capace di usare le vele per navigare nell’acqua.
Mio padre l’ha conosciuta attraverso i Social. Un po’ come aveva fatto con Mariana, il suo grande amore brasiliano indimenticabile.
Così siamo rientrati in casa io e Iris verso le 4 del pomeriggio e, in un isolamento protetto e intimo, senza quasi accorgercene, ci siamo messi a fare l’amore. A un tratto io l’ho attirata contro il mio corpo. Il mio amore si è lasciata abbracciare e mi ha abbracciato a sua volta; per un poco, tuttora vestiti, siamo rotolati goffamente attraverso il letto, baciandoci e frugandoci addosso con mani impazienti e inabili. Quindi, come per tacito accordo, ci siamo spogliati a vicenda: io ho sfilato a Iris per le braccia la camicetta rosa, lei mi ha abbassato la chiusura dei pantaloni; io le ho sbottonato il reggiseno, lei mi ha tirato giù lo slip; io le ho tolto la gonna per i piedi, lei mi ha strappato la t-shirt per la testa. E così, via via, in una gara di destrezza resa impacciata dal desiderio, finché non ci siamo trovati ambedue nudi. Allora il rapporto d’amore che ha avuto finora un carattere spontaneo e confuso, si è ordinato e sviluppato in maniera quasi rituale. Io mi sono steso supino, Iris mi è salita a cavallo sul ventre, dandomi la schiena abbronzata e io ho teso le mani per accarezzarla con delicatezza. Lei si è raccolta, intanto, i suoi capelli lunghi e neri, momentaneamente con le mani, per farsi accarezzare anche le spalle da me.
Il mio pene intanto è entrato dentro di lei. Iris ha cominciato a muoversi da destra a sinistra e viceversa dolcemente e tenacemente coi fianchi muscolosi e, per così dire, è sembrata voler provare la forza del membro ora storcendolo da una parte ora dall’altra. Poi ha smesso di ballare sopra di me e si è girata per sdraiarsi sopra le mie gambe e mi ha guardato con passione prima di succhiarmi avidamente il pene duro come il marmo. Così eretto e tendente verso il mio stomaco, che il mio amore ha dovuto piegare il capo ancora più in giù, per seguire meglio l’aderenza delle sue labbra sul mio lungo stantuffo.
Iris ha continuato la soave fellatio fintanto che non le ho detto di smettere, perché consapevole che non mi piace venire nella sua bocca.
Ed eccomi qui ora con Iris che ha sostituito la bocca con la mano sul mio pene quasi in eruzione. E finalmente l’apoteosi e Iris, continuando su e giù con la sua mano, mi bacia con la lingua, assaporando la mia salivazione lievitata a seguito di un’eiaculazione che sembra non terminare mai.
-Se agapó polý Iris… – , sussurro io a bassa voce.
-Eu te amo muito Ricardo tambem…-, mi dice lei dolcemente sdraiata al mio fianco destro, con la testa appoggiata sulla mia spalla.
Ma, a un certo punto, entra in camera da letto qualcuno, giusto giusto in tempo dopo aver terminato il lungo amplesso e le effusioni amorose.
Scorgo con la coda dell’occhio che è
mio padre. Entra dentro lentamente e io, con tono molto scocciato, domando ed esclamo:
-Ma che caspita papà?! Ma si entra così, senza neanche bussare?!-
E non faccio nemmeno in tempo a domandargli come mai è rientrato in casa prima, che lo vedo introdursi più all’interno della camera con le mani alzate e dietro la nuca. Subito dopo di lui entra Dimitra nello stesso atteggiamento. Si voltano entrambi verso di noi: io sono seduto ai piedi del letto, mentre Iris si è alzata ed è ritta vicino a me. Tutti e due siamo rimasti nudi come i vermi e osserviamo i nostri cari con sguardo sbalordito. Mio padre volge le sue attenzioni solo sul mio amore greco ed esprime sul suo viso un’espressione molto turbata.
Entrano, infine, in camera, tre individui corpulenti, vestiti con jeans e t-shirt, ma con la testa incapucciata di collant nero.
Tengono tutti in mano una pistola.
Uno la tiene puntata su Giulio e Dimitri, mentre gli altri due su me e la mia fidanzata.
Iris cadde in terra a causa di uno svenimento.
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Wow! Alto tasso erotico.
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Bello, non male.
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Interessante questo racconto.
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Già partenza con suspence.
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Capitolo molto delizioso.
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Grazie Genko
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Complimenti, molto bello.
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Grazie Giusy😊
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Very good
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Thanks
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