>CAPITOLO 11< GREEK LOVE

Greek Love – L’Amore Greco – Chapter 11

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Dicevo che Dimitri era una femmina normale: dalle foto si intuiva un’altezza non superiore al metro e settanta. Occhi neri leggermente a mandorla, naso un pochino aquilino che dava un aspetto interessante al suo viso ovale. Portava i capelli tinti biondo platino, lunghi e lisci che scendevano sulle spalle. Sembrava che, come mio padre Giulio, fosse una persona vera, nuda e cruda. Era incredibile come mio padre destasse così tanto fascino attraverso i Social. Come avevo già constatato leggendo il suo racconto autobiografico “Il mare fra di noi”, riusciva ad ammaliare la donna che chattava con lui, alla stessa stregua del miglior Giacomo Casanova. Evidentemente anche lui, scrittore come il grande conquistatore di donne che visse nell’ottavo secolo, riusciva a instaurare un rapporto di fiducia col gentil sesso, tale da farle perdere la testa. Il tutto, semplicemente, utilizzando uno smartphone o un tablet collegato a internet. Ero di sovente costretto a leggere le frasi d’amore di Giulio, altrimenti mi tormentava giorno e notte e dovevo ammettere che non erano male:
“Sei tu la mia donna fantastica
che ruba il sole al mattino per me
e lo stende su tutte le case
per colorarmi il giorno.
E dimmi che non vuoi morire
prima di avermi dato un bacio
e come l’estate torrida scaldami
e fammi scordare il freddo quando manchi…”

Dimitri sembrava benestante, proprio come la brasiliana Mariana, anche se quest’ultima si era rivelata una donna soggiogata dal malavitoso Oliveira.
L’” amica Social” greca di Giulio sosteneva di essere un armatore che, verosimilmente, non solo aveva sotto la sua responsabilità la gestione di parecchie navi dell’isola di Kos, ma era anche proprietaria di due grandi panfili e tre barche a vela. Era una remunerativa attività ereditata dal padre defunto anni addietro. Alla mia domanda rivolta a Giulio di come mai una donna così, tutto sommato interessante e oltretutto ricca, si fosse messa su Tinder per trovare l’uomo della sua vita, ebbi la risposta:
“Non ne ho la più pallida idea Ricardo. So solo che non è mai stata sposata e ha una giovane figlia di nome Iris avuta, probabilmente, per errore.”

Una sera di inizio primavera tornai a casa dal lavoro di praticantato che facevo nello studio tecnico di Pavia, sapendo che avrei trovato mio padre, perché era il giorno di chiusura del ristorante in cui faceva il cameriere. Non appena varcai la soglia d’entrata, sentii della musica provenire dalla zona notte dell’appartamento. All’udito percepivo delle note musicali allegre, con andamento lento ma progressivo. Mi piaceva moltissimo come melodia, non l’avevo mai sentita nella mia vita. Mi metteva molta allegria. Attraversai il soggiorno, l’anticamera e arrivai all’ingresso della camera da letto. Non potevo credere ai miei occhi: c’era un personal computer adagiato sul letto e sul monitor dello stesso si intravedeva un video di un ballo particolare che non avevo mai visto. Mi avvicinai al letto e distinsi
persone (uomini e donne) vestite in modo particolare, d’altri tempi, che ballavano in sincronia, abbracciati uno di fianco all’altra con le loro braccia sulle spalle reciprocamente.
Mio padre cercava di imparare i passi, seguendo il filmato e intanto si guardava davanti allo specchio grande del mobile del guardaroba, per verificare che li eseguisse in modo corretto. Era vestito con jeans blu, camicia bianca aperta ed era scalzo. Non appena si accorse del mio arrivo mi disse ad alta voce:

“È il ballo del Sirtaki”, vieni qui di fianco a me, così cerchiamo di impararlo insieme dai!”
Questa volta non c’era bisogno che lui insistesse. Mi tolsi subito le scarpe e le calze, gettai il giubbino che indossavo sul pavimento ed ero in un nanosecondo con il mio braccio destro sulla spalla di Giulio e il suo sinistro sulla mia. Il ballo era alquanto complesso anche se poteva sembrare semplice. Occorreva incrociare un piede dietro il proprio facendo un passo indietro e poi la stessa cosa facendo un passo avanti. Fare anche in successione dei passi in sincronia laterali a destra e a sinistra. Insomma, quella sera desistetti subito e lasciai continuare mio padre da solo. Ci vollero parecchi giorni prima che imparassi a ballare dignitosamente quel ballo greco finché una sera mio padre mi disse:
“Caro Ricardo non puoi rifiutare questa mia proposta di vacanze estive: andiamo per almeno tre settimane in Grecia, invitati ovviamente da Dimitri. Ci attenderà all’aeroporto di Atene per ospitarci in un hotel e ci affiancherà per visitare tutta la capitale. Lì soggiorneremo per una settimana, dopodiché andremo in vacanza (mare e sole) per una quindicina di giorni nella sua isola di Kos. Allora?”
Il ballo del Sirtaki e il grande entusiasmo di mio padre mi invogliarono ad accettare senza esitazioni la proposta.

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5 commenti

  1. Antony ha detto:

    Very good

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  2. Mirzus ha detto:

    Sempre piuttosto sintetico ma molto accattivante.

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  3. Genko ha detto:

    Super carlobianchiorbis

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  4. Sicorx ha detto:

    Scrittura molto semplice ma molto godibile…

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