>CAPITOLO 15< GREEK LOVE

Greek Love – L’Amore Greco – Chapter 15

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Avevo un padre come Giulio, costantemente asfissiante con le sue esternazioni sulle donne e sul sesso. Ed ero sempre però riuscito a non farmi condizionare da lui, fino a quando non facemmo quella vacanza in Grecia. L’aria di quel luogo mistico e la vicinanza del mare, stuzzicarono in me un desiderio erotico che non avevo ancora provato nella mia vita, tanto che osservavo Dimitra a tal punto che immaginavo di fare sesso con lei, in ogni posto e per questo mi vergognavo, perché poteva essere quasi mia madre ed era predestinata a essere probabilmente la nuova compagna di Giulio. Ma allo stesso tempo, il gusto del proibito mi eccitava ancora di più. Constatai, appena giunti al Partenone,
che la nostra amica greca aveva un sedere bellissimo, pieno, sodo, che mi faceva venire proprio voglia di palpeggiarlo. Dimitra aveva poi un modo di camminare molto femminile e seducente: le sue natiche ondeggiavano nei pantaloni aderenti come un guanto, e, a ogni suo passo, i miei pensieri si facevano sempre di più lussuriosi. Notai che si raccolse i suoi lunghi capelli biondi a coda di cavallo e mi vergognai ancora di più perché mi infastidii, provando quasi un pizzico di gelosia, quando vidi che lei e Giulio si misero a camminare mano nella mano. Per fortuna che eravamo accompagnati da un cicerone e così potevo allontanare dalla mia testa tutti quei pensieri conturbanti, non completamente, a fatica perlomeno in parte, che mi stavano facendo impazzire. Il cicerone ovviamente parlava in italiano e naturalmente fu pagato da Dimitra, nonostante le insistenze di mio padre che voleva contribuire alla spesa. La guida turistica descriveva il Partenone e mentre io cercavo di recepire il più possibile le nozioni, oltre che allontanare appunto i pensieri malsani, mi pareva proprio che mio padre e l’amica greca fossero proprio disinteressati e stessero continuando il loro primo approccio d’intimità amorosa che avevano cominciato sul taxi.

“Il Partenone è un tempio antico in stile dorico con elementi ionici dedicato alla dea Atena Parthenos. Interamente costruito in marmo del monte Pentelos, venne edificato tra la metà del V secolo e il 432 a.C. su progetto degli architetti Callicrate e Ictino, supervisionati da Fidia, che fu anche l’autore di numerose sculture che decoravano il tempio. Il tempio ha pianta rettangolare e poggia su un basamento con tre gradini. I colonnati esterni racchiudevano un santuario originariamente diviso in due settori: in quello più grande era custodita un’enorme statua della dea, alta circa 12 metri, realizzata in oro, avorio e pietre preziose. Oggi lo vediamo interamente bianco, ma nell’antichità il Partenone, così come altri edifici antichi, presentava elementi multicolore e dorati. L’eccezionalità del Partenone, tale da farlo considerare già in epoca antica un capolavoro architettonico senza pari, sta nella sua assoluta perfezione: è in realtà una perfezione apparente, risultato di correzioni ottiche appena percettibili che armonizzano la visione d’insieme del monumento. Due esempi di ingegnose soluzioni che hanno contribuito a creare questa geniale illusione ottica? Le colonne agli angoli, leggermente più grandi e ravvicinate rispetto alle altre; i fusti delle colonne presentano una leggera rigonfiatura circa ai 2/3 della loro altezze che compensa le fondamenta leggermente concave. Intorno al IV secolo AC il Partenone perse la funzione di tempio pagano: venne usato prima come chiesa cristiana poi come moschea e infine come deposito. Il saccheggio di opere d’arte dal Partenone iniziò nel Seicento ad opera dei veneziani ma furono gli inglesi nell’Ottocento a portare via il quantitativo più grande. Ancora oggi i resti dei frontoni e numerose sculture del Partenone si possono ammirare al British Museum di Londra o, in misura minore, al Louvre di Parigi e altri importanti musei europei. Per fortuna qualcosa è rimasto anche in Grecia: quel che è scampato al bottino degli stranieri è in mostra al Museo dell’Acropoli, situato fuori dal sito archeologico a circa 1 km di distanza (l’ingresso non è incluso nel biglietto standard dell’Acropoli). I danni più gravi vennero inflitti al Partenone da uno scoppio provocato da un colpo di mortaio. I lavori di restauro iniziati negli anni Settanta sono ancora in corso e si ipotizza che dureranno ancora molti anni…”

Non credetti ai miei occhi, vidi poi mio padre, che con nonchalance, mentre il cicerone parlava, pensando di non essere visto da me, pose la sua mano sinistra sulla chiappa di Dimitra. In sostanza la palpeggiò e mise in pratica il mio desiderio sessuale. E mi vergognai sempre di più perché la mia gelosia stava diventando molto di più di un pizzico.
Ci incamminammo ai Propilei.

“…Nell’antichità i Propilei dell’Acropoli erano una zona di confine che separava in maniera netta il sacro e il profano. Varcando i Propilei, il fedele si preparava spiritualmente ad accedere ad un luogo interamente dedicato al culto delle divinità. Sebbene sia venuta meno questa funzione, i Propilei mantengono ancora una grandiosità intrisa di misticismo che invita a un silenzio religioso. O forse, semplicemente, si rimane senza parole per la meraviglia di fronte a tanta bellezza. È da secoli che la struttura dei Propilei incanta chiunque passi per Atene. Nell’Ottocento, sulla spinta del gusto neoclassico, questa struttura si impose come alternativa al modello romano dell’arco di trionfo; trasse ispirazione dai Propilei anche la Porta di Brandeburgo, il monumento simbolo di Berlino inaugurato a fine Settecento…”

Giulio e Dímitra non avevano sicuramente ascoltato la guida perché continuavano a parlarsi nell’orecchio.

“…Ed eccoci al tempio più famoso della Grecia antica, è sicuramente l’Eretteo (in greco Erechthion) il monumento che attira più attenzione all’interno dell’Acropoli di Atene. Il merito di questa fascinazione va attribuito alle donne dal corpo sinuoso e dallo sguardo imperturbabile che sorreggono il peso dell’edificio: parliamo naturalmente delle celebri Cariatidi, le statue più fotografate di tutta l’Acropoli. Leggiadre nelle pose, avvolte da eleganti drappeggi d’abito, instancabili nell’assolvere la loro funzione strutturale, da millenni le Cariatidi sembrano fissare un punto all’orizzonte inaccessibile ai comuni mortali. Viene da chiedersi cosa guardano o cosa pensano, quasi fossero donne in carne ed ossa anziché capolavori artistici…”

Le Cariatidi, sotto i raggi del sole, avevano ai miei occhi una aspetto angelico e, al tempo stesso, diabolicamente sensuale, proprio come Dimitra. E il termine” Eretteo” stimolava ancora di più l’eccitazione incontenibile che provavo in quel momento, fino al punto che ebbi il timore che si vedesse il mio membro, ormai incontrollabilmente eretto, sotto il tessuto dei miei calzoni.

“…Eccoci infine all’ultima bellezza da visitare : Il Tempio di Atena Nike. È il più piccolo tra i templi dell’Acropoli di Atene, come vedere, ma riesce ugualmente a farsi notare. Pur non potendo competere con altre costruzioni del sito archeologico più famoso al mondo per dimensioni o per ricchezza di decorazioni, il tempietto rimane impresso ai visitatori per la sua posizione a strapiombo sulla rocca. E poi il suo autore è lo stesso del Partenone, e la sua struttura si deve a un mix di eventi storici e invidie personali. Ce n’è abbastanza per volerne sapere di più anche su questo tempio. È, diciamo così, aggrappato ai bordi della collina, ed è ben riconoscibile anche da lontano: un punto a cui volgere lo sguardo, sognando o ricordando la visita completa dell’Acropoli, una delle grandi meraviglie dell’umanità.”

In quel momento sognai ancora di fare sesso con Dimitra e arrivai all’orgasmo e addirittura all’eiaculazione involontaria. Fu una grandissima sofferenza venire e allo stesso tempo sopprimerla. Fatto sta che, non appena uscimmo dall’Acropoli corsi subito alla toilette per pulirmi.

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4 commenti

  1. Renato ha detto:

    Super top👌😍… Complimenti

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  2. Lamberto ha detto:

    Special 👌

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  3. Genco ha detto:

    Bello…

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  4. Emilio ha detto:

    Molto emozionante.

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