>CAPITOLO 24< GREEK LOVE

Greek Love – L’Amore Greco – Chapter 24

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Immaginavo che salissimo su un semplice scafo con i remi, invece eravamo su un’imbarcazione piuttosto considerevole: una barca a vela lunga nove metri. E Iris mi dimostrò di essere anche in grado di saperci fare nel manovrare il timone e regolare le vele. Si era rimessa i calzoncini corti di jeans e la t-shirt bianca e con il suo fisico asciutto compiva movimenti con grande abilità. Ci allontanammo dalla spiaggia di Limnionas di qualche miglio finché si vedeva l’isola di Kos che ci stava nella distanza fra il mio pollice e il mignolo allargati. Era incredibile come la lontananza rendeva piccole le cose. E mi vennero in mente le stelle, i pianeti anche grandi il doppio della terra, che erano piccoli lumini gialli nel blu notturno del cielo. Mi venne anche in mente l’infinito e forse il segreto stava non tanto nel cercare di comprendere l’incommensurabile distanza fra noi e l’ignoto, ma lo sconosciuto puntino piccolissimo all’interno di noi stessi. E forse lo scopriremo quando ci saremo finalmente liberati del nostro corpo e un giorno sarà tutto chiaro e rideremo per quanto siamo stati ridicoli sul pianeta terra, cercando di inventare astronavi per scoprire posti lontani nello spazio; quando invece l’universo e il cosmo erano dentro di noi e il lontano profondo non esisteva, era tutta un’illusione.
Mentre facevo queste considerazioni mistiche e osservavo l’isola all’interno della mia spanna, stando in piedi sulla barca, Iris si mise a ridere di me. Tutto mi piaceva di lei, anche il suo modo di manifestare il sentimento di allegrezza, molto simpatico, genuino e coinvolgente. Ormai ero cotto della giovane greca. Mi voltai e le sorrisi abbassando finalmente la mano che puntava Kos. La osservai, meravigliosa come una dea, di fronte a me, pure lei in piedi che mi dava le spalle e guardava verso l’orizzonte del mare, che invece aveva una fine e lo puntava tenendo la mano, a mo di visiera, per coprirsi dalla luce accecante del sole. Chissà cosa stava pensando in quel momento? Era bellissima con i capelli raccolti a coda di cavallo, ritta con le gambe leggermente divaricate e i piedini scalzi.

La mia amica si voltò e mi sorrise contraccambiando il mio. Si tolse la maglietta, il reggiseno del costume e li lanciò verso di me mostrando piccoli seni. Poi mi disse con voce dolce e morbida:

“Vieni qui per favore? Ho bisogno di te.”

Io arrossii inevitabilmente mentre la vidi abbassarsi, piegando le ginocchia, per prendere dal suo zainetto un flacone di protezione solare. Rimanendo vestita di soli calzoncini, si abbassò nuovamente per sdraiarsi a pancia in sù sul pavimento in legno della prua. Ero letteralmente basito e impietrito, in piedi a circa tre metri da lei.

“Allora? Non vuoi fare un favore a una tua amica?” Insistette Iris con un tono di voce ironico, ma sempre dolce.

Avendo ovviamente capito cosa mi avrebbe chiesto, mi feci coraggio e mi avvicinai a lei, molto impacciato, rischiando di cadere poiché inciampai sulla t-shirt buttata sul pavimento della barca.
La ragazza, tenendo gli occhi chiusi, mi allungò il flacone con la sua mano sinistra e mi disse, a bassa voce, con tono suadente, come se cercasse di convincere un bambino che lo sciroppo gli avrebbe fatto passare il mal di gola:

“Passami per favore la crema, grazie…”

Mi inginocchiai di fianco a lei, presi in mano il flacone, versai una discreta quantità di pasta solare sulla mia mano destra e, con poca convinzione, ne riversai un po’ sull’altra mano, dopo aver appoggiato il barattolo sul pavimento. Molto imbarazzato, sfregandomi lentamente le mani viscide non mi decidevo a posarle sul corpo di Iei finché:

“Allora Ricardo, ti vuoi decidere? La crema non è per ammorbidire le tue mani ma per
stenderla sulla mia pelle.” Mi disse sempre ironicamente.

Mi apprestai a cospargere la protezione solare, con entrambe le mani, prima sulla sua pancia, poi sui seni, stando attento a non passare i palmi sui capezzoli che mi sembravano sempre più turgidi e carnosi e mi invogliavano a succhiarli e leccarli.
Le mie mani sulla pelle unta e tentatrice di lurida lussuria, facevano dei piccoli cerchi e Iris mostrava sul suo viso un’evidente espressione di estasi. Non avevo mai provato nella mia vita uno stato di eccitazione così intenso, reale ma impacciato e assurdo allo stesso tempo. Ero nella più totale confusione ed eccitazione ormai incontenibile.
“Ho capito Ricardo che tu sei molto timido e ti piaccio e anche tu mi piaci. Per questo io ho voluto fare il primo passo.”
Non feci neanche in tempo a recepire le sue parole e arrossire per l’ennesima volta, che mi trovai, improvvisamente, le sue morbide labbra sopra le mie. Fu un bacio che durò pochi secondi che però mi parvero minuti di come era intenso e piacevole. Fu una cosa meravigliosa anche se era senza lingua. Non appena staccò le sue labbra dalle mie, sentii nella mia bocca un leggero sapore di fragola salata. Sì, percepii proprio quel gusto.
“Adesso alzati, togliti la polo e rivolgi lo sguardo verso l’isola di Kos.”
Ormai sbloccato dal fardello della timidezza, eseguii, senza esitazioni, la sua richiesta che preludeva evidentemente a qualche gioco erotico. Infatti, la giovane greca prese un foulard dal suo zainetto e me lo avvolse intorno al capo coprendomi gli occhi.
Sentii il suo seno caldo e umido sulla mia schiena e la sua voce, con tono basso, all’orecchio:
“Ora hai lo sguardo verso la spiaggia di Limnionas ma non puoi vederla. Però io la vedo e vedo anche che sulla stessa c’è un uomo che ci sta osservando con un potente binocolo.”
E io nel frattempo sorridevo perché sapevo che non era vero e lei stava giocando di fantasia per aumentare ancora di più il mio stato di eccitazione già ai massimi livelli. Ed era la prima delle tante fantasie erotiche, di cui lei mi rendeva partecipe per infarcire maggiormente i nostri rapporti amorosi.
“Ora il guardone sa che ti abbasserò le bermuda e il costume insieme e tu avrai il cazzo duro in bella mostra e sarai fiero di mostrarglielo perché è anche bello lungo e grosso.”
E così lei mise in pratica la sua fantasia e, da dietro, impugnò il mio pene e cominciò a masturbarmi.
“L’uomo vede che io ti ho in pugno e tu fra poco sarai costretto a venire.”
Non ci vollero molti secondi che arrivai a un’eiaculazione molto intensa e molto appagante. Da quel giro in barca a vela avevo vinto tutti i miei blocchi psicologici con Iris e iniziò la mia grande storia d’amore con lei.

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2 commenti

  1. Ernest ha detto:

    Magnificamente e surrealmente Top

    Piace a 1 persona

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