> CAPITOLO 5 < SCENT OF THE SEA

Scent of the Sea – Chapter 5

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POST 5

ANNO 2068 PIANETA TIRUNO 🔮(CONTATTO CON GLI ABITANTI DEL MONDO PARALLELO E L’IMBOSCATA)🔮

Il comandante Michael Connelly e il suo equipaggio, una volta atterrati nella struttura principale in vetro e usciti dalla navicella spaziale, si trovarono in un ambiente che sembrò il paradiso. Non si immaginarono che all’interno di una struttura apparentemente di solo vetro e fredda, ci potesse essere un luogo così meraviglioso.
C’era il cielo azzurro che sembrava vero, era terso, senza un filo di nuvola. Ma soprattutto furono colpiti dalla simulazione del sole che scaldava con un tepore di maggio. La grande stella luminosa però non si vedeva. Non mancava la presenza di parecchi uccellini che volavano fischiettando nel cielo. C’erano anche molte palme, disposte a gruppi, come a formare delle piccole oasi. A ovest, videro una grande piscina che simulava perfettamente il mare con le onde e più avanti c’era un piccolo promontorio che la sovrastava. Inoltre si sentiva un fresco venticello che sembrava proprio una deliziosa brezza marina.
I dieci uomini dell’equipaggio si guardarono stupiti e attesero l’accoglienza degli abitanti di Tiruno. Frattanto il comandante Connelly, per spezzare l’apprensione che notò nello sguardo dei suoi uomini disse:
«Evidentemente su questo pianeta, un tempo, c’era la vita e la natura come nel nostro mondo; in altro modo non si spiegherebbe questa perfetta riproduzione celestiale, molto simile alle nostre isole Hawaii.»
Intervenne anche Matthew McConaughey che confermò la tesi del comandante:
«Sono proprio d’accordo con lei Connelly, sembra veramente di essere alle isole Hawaii.»


Non appena il vice comandante disse queste parole, tutti gli uomini dell’equipaggio sentirono uno strano rumore alle loro spalle; si voltarono e videro, a una trentina di metri da loro, una porzione di suolo che si aprì lentamente. C’era una grande botola della grandezza di venti metri per sessanta, che si muoveva in orizzontale. Da una scalinata del sottosuolo, comparvero dieci splendide giovani donne, biondissime e alte. Indossavano tutte quante lo stesso tailleur blu, con gonna a tubino e avevano un portamento da modelle d’alta moda. Portavano scarpe con tacco dodici e avevano gambe lunghe e sinuose. Una delle dieci donne era in testa al gruppetto e camminando con gran classe giunse a un metro dall’equipaggio e si rivolse al comandante Connelly dicendogli:
«Benvenuti signori, mi chiamo Agnese Braun, vi prego cortesemente di seguirci.»
Il comandante e i suoi uomini si guardarono sempre più stupiti. Le seguirono con titubanza, scesero la scalinata e si trovarono di fronte a una larga parete bianchissima con dieci porte in vetro azzurrognolo.
Ciascuna delle giovani donne si fermò davanti a una porta tenendo le spalle agli uomini dell’equipaggio. Si voltò solamente Agnese Braun che disse a loro:
«Il generale Alexander Von Beck ha pensato che sarete molto stanchi per il viaggio e pertanto ha ritenuto opportuno di farvi accomodare, ciascuno di voi, in ognuna di queste suite appositamente preparate per accogliervi. All’interno troverete una tavola imbandita per rifocillarvi e ci sarà ognuna di noi a farvi il servizio che desideriate.»
Il vice comandante Matthew McConaughey, non appena sentì pronunciare la frase “farvi il servizio che desideriate” guardò Connelly e disse:
«Ma colonnello, cosa sta succedendo?»
«Non preoccuparti maggiore, siamo stanchi e tutto sommato, siamo lontani anni luce dalle nostre mogli, un po’ di spasso con delle belle donne extragalattiche non ci farà male, dai!».
E si mise a ridacchiare coinvolgendo anche tutti i suoi uomini tranne il vice comandante.
Tuttavia McConaughey, da buon soldatino, con molto scetticismo, ubbidì al colonnello ed entrò anche lui per ultimo nella suite.
Gli uomini della terra mangiarono ogni ben di Dio, serviti a tavola dalla propria bionda in tailleur. Prima di coricarsi a riposare fecero una doccia e quando si diressero verso il letto trovarono una gradita sorpresa: ogni bionda servitrice era completamente nuda e seduta con le gambe accavallate su una poltroncina di fianco al letto. Con molta disinvoltura, ciascuna di loro disse la stessa frase:
<<Desidera coricarsi subito a letto per dormire oppure qualcos’altro?>>
Tutti gli astronauti accolsero la proposta “qualcos’altro”, compreso lo scettico McConaughey.
Le dieci giovani donne fecero passare al proprio uomo di competenza ore memorabili. Così indimenticabili che fecero scordare agli uomini terrestri che, per ognuno di loro, c’era una moglie o compagna ad attenderli a casa, a milioni di chilometri di distanza.

Dopo alcune ore passate fra le braccia di Morfeo, i dieci astronauti furono svegliati dalle bellissime creature, le quali prepararono per loro un’abbondante colazione. Ciascuno dei componenti della squadra, uscì contemporaneamente dalla propria camera. Tutte le ragazze rimasero in camera, tranne Agnese Braun che, uscita con il colonnello Connelly, accompagnò lui e il suo equipaggio dal generale Alexander Von Beck. Attraversarono un lungo corridoio, a sezione di prisma triangolare, illuminato a tutta parete e pavimento da luci fredde. Non si vedevano le lampade al neon. Sembrava che tutte le piastrelle brillassero di luce propria. Il corridoio era piuttosto arieggiato ma stranamente non si vedevano le bocchette di ventilazione. Il comandante Connelly e suoi i uomini camminavano con un’evidente soddisfazione che si leggeva chiaramente sul viso, per la notte appena passata in compagnia delle donne ospitanti, tranne il maggiore Matthew McConaughey che manteneva sempre l’espressione perplessa della sera precedente, nonostante avesse anche lui approfittato del più che gradevole servizio in camera. Arrivati alla fine del corridoio si trovarono in un ampio salone circolare, con un’unica grande porta, frontalmente all’uscita del corridoio e tutto il resto delle pareti era completamente colmato da un unico acquario contenente pesciolini variopinti. Gli uomini dell’equipaggio, che seguivano Agnese Braun furono stupiti dalla moltitudine dei pesciolini presenti nel grande acquario, a tutta parete circolare. La grande porta si aprì automaticamente, scorrendo verso destra, non appena giunse a un metro da essa la donna bionda, che disse:
«Buongiorno Generale Von Beck, sono arrivati gli ospiti americani.»

Non appena la donna pronunciò questa frase, il maggiore McConaughey vide che lo sguardo del comandante Connelly, da rassicurante di qualche ora prima diventò decisamente preoccupato.
Von Beck, era in piedi e, prima di parlare, osservò tutti i componenti dell’equipaggio americano, con occhi azzurri di ghiaccio. I suoi occhi erano così scrutatori, che facevano passare in secondo piano il suo naso aquilino molto prominente. Fece anche un lieve sorriso di scherno, osservando il comandante Connelly, in quanto pensò a quello che sarebbe dovuto succedere da lì a poco. Osservò anche attentamente McConaughey e i rimanenti uomini dell’equipaggio pensando che avevano proprio la tipica espressione da Americani: una via di mezzo di divi del cinema e down.
«Buongiorno Signori, prego, accomodatevi tutti e dieci sulle sedie preparate per voi di fronte al tavolo.>>
Gli ospiti astronauti si sedettero e notarono che, dietro al lungo tavolo rettangolare, il comandante e gli altri uomini, anche loro in piedi, di fianco a lui: quattro alla sua destra e quattro alla sua sinistra, indossavano una divisa grigia con il colletto nero e cappello grigio. Invece Von Beck portava una divisa nera, con colletto grigio e in testa un cappello grigio. Connelly, suo malgrado, con un tono di voce allarmato e stupefatto osservò il suo vice McConaughey, che stava seduto di fianco a lui, e disse: <<Ma che cazz…>> Gli sguardi dei due superiori americani, insieme a quello di tutto l’equipaggio, diventarono terrorizzati perché videro chiaramente che tutti i capelli degli ospitanti di Tiruno, erano delle Vaffen SS.
Il generale Von Beck parlò di nuovo con un tono di voce più alto e deciso: <<Prima di darvi delle spiegazioni, vi presento il nostro Presidente.>> E fece con la testa un cenno ad Agnese Braun che attendeva disposizioni, in piedi, dietro gli astronauti. I dieci uomini dell’equipaggio, non fecero neanche in tempo ad allarmarsi per la situazione divenuta altamente anomala, che cominciarono a sentire un forte senso di intorpidimento. Entrò il Presidente e il generale Von Beck si alzò di scatto insieme ai suoi uomini; alzarono tutti il braccio destro in diagonale e dissero all’unisono:

«Heil, mein Führer!».

Gli astronauti, prima di entrare completamente in uno stato di sonno profondo, fecero appena in tempo a sentirsi dire dal generale:

«Americani, vi presento il Presidente, nonché Capo Supremo dello Stato terrestre germanico Adam Adolf Hitler IV, discendente diretto di Adolf Hitler I».

#carlobianchiorbis
È sempre meglio diffidare dell’eccessiva ospitalità altrui.


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4 commenti

  1. Andy ha detto:

    Capitolo molto audace e coraggioso. Complimenti 👏👏👏

    Piace a 1 persona

  2. Alex ha detto:

    Bello. Complimenti 👌

    Piace a 1 persona

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