> CAPITOLO 25 < SCENT OF THE SEA

Scent of the Sea – Chapter 25

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POST 25

🔮20 LUGLIO DELL’ANNO 1944 NEL MONDO PARALLELO 🔮

La verità ha sempre in serbo una piccola rivincita da dare a quelli che furono dalla parte sbagliata.
@Jean Rostand

Ore sei antimeridiane.

Il colonnello Claus Von Stauffenberg salì con decisione sulla Mercedes Benz 260D e non appena si sedette, il suo complice tenente Werner Von Haeften, che stava seduto dietro, tramortì con un corpo contundente l’autista. Così sbucò da dietro un albero la maga Adsa, già camuffata da uomo, con tanto di barba e aiutò il tenente a portare l’autista dentro il bosco; lo svestirono, lo legarono e lo imbavagliarono per bene. In poco meno di cinque minuti Adsa si sedette al posto di guida vestita da soldato e il tenente si accomodò sempre sul sedile posteriore. L’auto partì con destinazione diretta al quartier generale del Führer, sito a Rastenburg, nella Prussia Orientale: Wolfsschanze, la “Tana del Lupo”. La maga, prima di schiacciare il piede sull’acceleratore, girò leggermente la testa riuscendo a notare che sul collo di Stauffenberg c’era una piccola ferita da taglio da rasoio e fra sé e sé pensò soddisfatta: tutto stabilito come da programma.

Ore dodici e quindici antimeridiane.

L’auto entrò nel quartier generale e arrivò davanti a un edificio dove c’era il feldmaresciallo Wilhelm Keitel ad attendere Stauffenberg. Il colonnello non appena scese dall’auto, insieme al fido tenente, chiese a Keitel un posto dove potersi cambiare perché aveva il collo bianco della camicia sporco di sangue; ma era il pretesto per innescare i due ordigni che stavano ciascuno in una valigetta portata dai cospiratori.
Stauffenberg, pur essendo preparato riguardo l’anticipo dell’orario della riunione del Führer alle dodici e trenta (era stato avvertito da Adsa), non riuscì comunque a innescare entrambe le bombe. Il tenente Haeften dovette tenere a bada Keitel che li sollecitava a uscire dalla stanza perché il Führer era arrivato. Il colonnello, a causa dell’agitazione e avendo un braccio monco riuscì a innescare solo una bomba. Così tenne la valigetta con la bomba attiva da portare nella sala delle riunioni e l’altra la affidò al tenente che la consegnò alla maga. Adsa, che era rimasta seduta sull’auto ad attenderli, tenne in custodia l’oggetto che avrebbe cambiato le sorti dei due mondi. Avendo ricevuto in affidamento il secondo ordigno non innescato, significava che l’attentato a Hitler sarebbe inevitabilmente fallito; rimaneva la flebile speranza che Stauffenberg riuscisse a mettere l’altra valigia il più vicino possibile al Führer cercando di impedire a Keitel di spostarla.

Ma la maga ebbe un brutto presentimento e arrivata a questo punto non voleva rischiare assolutamente che fallisse l’operazione Valchiria. Pertanto decise di innescare l’ordigno con molta circospezione, chiedendo aiuto ai suoi amici spiriti, nella speranza che fossero riusciti a liberarsi dalla lotta contro gli spiriti della Divinità Wotan.

Dai su, vi prego amici spiriti aiutatemi a innescare l’ordigno… dove siete?

La maga li invocò più volte e quando ormai stava per perdere ogni speranza, gli spiriti si presentarono a lei che dissero tutti e tre all’unisono:

Eccoci Adsa.

Lo spirito di Ludmilla riuscì a indicarle come innescare l’ordigno. Intanto il tenente Haeften guardò incredulo Adsa e non poté impedirle l’azione che stava mettendo in atto, perché avrebbe attirato l’attenzione delle guardie. Adolf Hitler si trovava al centro della sala congressi della Wolfsschanze; c’erano intorno a lui vari ufficiali tra cui anche Stauffenberg. Il cospiratore chiese all’attendente di Keitel di essere posizionato il più vicino possibile al Führer a causa dei suoi problemi di udito; l’ufficiale diede l’assenso e appoggiò la cartella di Stauffenberg dietro al tenente generale Adolf Heusinger, che in quel momento stava presentando il suo rapporto in merito al fronte orientale. Purtroppo il colonnello Heinz Brandt, che era in piedi accanto a Hitler, spinse con il piede la cartella dietro la gamba del tavolo. Il feldmaresciallo Keitel richiamò l’attenzione di Hitler dicendogli «Stauffenberg è arrivato, non vuole sentirlo su questo punto?»

Ma questi, dopo avere salutato il colonnello con un cenno del capo, rispose:

«Più tardi, lasciamo finire Heusinger» e immediatamente dopo, Stauffenberg chiese all’attendente di Keitel di potere uscire per fare una telefonata. I due lasciarono insieme la stanza e, una volta giunti all’apparecchio telefonico, Stauffenberg chiese di essere messo in comunicazione con il generale Fellgiebel; l’attendente fece ritorno nella stanza mentre il colonnello, sollevato e riagganciato il ricevitore, uscì dall’edificio. Mentre Stauffenberg stava percorrendo a piedi i circa 300 metri che lo separavano dall’automobile che lo attendeva, il generale Heusinger stava terminando la sua relazione e mentre disse:

«Se non facciamo ritirare immediatamente il nostro gruppo di armate che si trova accanto al lago Peipus, una catastrofe…», fu interrotto dall’esplosione che avvenne alle dodici e quarantadue antimeridiane. Il colonnello salì in macchina e ordinò ad Adsa di partire, ma ella scese immediatamente dall’auto e corse all’impazzata verso la sala invasa dalle fiamme, mentre Stauffenberg e Haeften le urlarono di fermarsi. Ma ormai Adsa aveva preso la decisione e mentre correva, vide da lontano un uomo barcollante uscire dall’edificio distrutto, appoggiato al braccio di Keitel e quell’uomo era Adolf Hitler; ma non ebbe nemmeno il tempo di rinfrancarsi per la scelta fatta che venne colpita alla gamba da un proiettile partito da una guardia. Ma la chiaroveggente, nonostante il dolore lancinante, corse ancora di più verso l’obiettivo da eliminare, doveva avvicinarsi a lui il più possibile per non vanificare il suo sacrificio. Così, non appena arrivò alla distanza di circa trenta metri dal Fuhrer che la guardava con disprezzo, Keitel le sparò una pallottola diretta al cuore, ma la maga riuscì comunque a lanciare la valigetta con l’ordigno verso di loro che esplose riuscendo a mandare all’inferno Hitler per sempre.

La maga, a terra morente, fece un sorriso che venne illuminato dai raggi del sole che riuscirono a filtrare attraverso il fumo nero dell’esplosione. E mentre stava per esalare l’ultimo respiro, riuscì a intravedere per un attimo i visi di Xavier, Ginevra e Ludmilla sorridenti.


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