> CAPITOLO 18 < I LIKE TO KILL

I like to kill – Chapter 18

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Nella mattinata del dì del funerale di Sabrina Miccio, fissato per le ore 11:00 nella chiesa SS. Gaudenzio di Gambolò, il preside Giorgio Martini dispose a tutti gli studenti dell’Istituto Tecnico di frequentare educazione fisica, durante le prime due ore di scuola. Tanti ragazzi furono ben propensi di sfruttare quelle ore per restare a casa e così recuperare negli studi le materie lacunose. Altri invece ne approfittarono per svagarsi da quel periodo lugubre che stava attraversando tutta la scuola: l’omicidio del professor Tiraboschi e poi il suicidio della professoressa Miccio e infine l’assassinio della madre della compagna Aurora Trevisan. Il professore di educazione fisica Andrea Barbaglia si fece in quattro per organizzare un torneo di pallavolo al quale parteciparono eccezionalmente anche i professori. Ma la sua vera intenzione fu quella di poter apprezzare la collega Marina Lo Monaco (neo sostituta del defunto professore di Estimo Angelo Tiraboschi) e il suo proposito non fu disatteso: la professoressa si presentò con dei leggings scuri che mettevano in risalto un superbo sedere a mandolino; inoltre aveva i suoi lunghi capelli lisci e rossi raccolti a coda di cavallo che le conferivano una deliziosa aria maliziosa. Il professore Barbaglia fece l’arbitro e pertanto, trovandosi in una posizione privilegiata (in piedi sopra il palchetto), vedeva la bella Lo Monaco in tutto il suo splendore. Soprattutto quando toccava a lei a battere il servizio, era un belvedere per il professore che poteva anche ammirare il suo seno tonico sotto una t-shirt bianca. Anche il professore Massimo Lovetti non disdegnò la deliziosa presenza della collega Lo Monaco ma allo stesso tempo ebbe dei pensieri di rammarico e gelosia, che attraversarono la sua mente:

“Ho perso proprio una grande occasione a non essere riuscito a invitarla a cena. Effettivamente Marina ha parecchi anni di meno rispetto a me e sicuramente è stata frenata ad accettare il mio invito per questo motivo. Vabbè! Però il pensiero che quel fighetta del Barbaglia, biondino e slavato con un pizzettino da capretta, molto probabilmente se la scoperà, mi dà molto, molto fastidio. Vaffanculo la differenza di età! Devo insistere ancora!”

Mentre Lovetti stava giocando, il bidello Casari, che lo conosceva da parecchi anni, si accorse dall’atteggiamento dell’amico ciò che lui stava pensando e crollò leggermente il capo. Mario Casari stava seduto vicino al fondo del campo di pallavolo cercando, in qualche maniera, di fare il giudice di linea, così come anche Salvatore De Santis che stava dall’altra parte del fondo campo. Il barista portò, come solito, i panini per la ricreazione e per l’occasione rimase volentieri nella palestra a rendersi utile per i ragazzi che stavano attraversando un triste periodo. Inoltre De Santis ne approfittò per apprezzare anche l’abbigliamento provocante della studentessa Caterina Donati, la quale, nell’ultimo periodo, gli faceva evidenti cenni di ammiccamento, che naturalmente non lo lasciavano indifferente. La ragazzina, con i capelli color blu a caschetto, l’aria sbarazzina ma allo stesso tempo dal viso dolce, gli faceva tanto ricordare una sua ex ragazza: Marina.

Marina era stata il suo primo amore e per questo motivo l’attrazione di De Santis per Caterina era fortissima, pur consapevole che lei fosse minorenne e pertanto non doveva mostrarsi, di fronte agli altri, troppo interessato nei suoi confronti. Il barista doveva però darsi da fare, quanto prima, ad approcciare la ragazza perché c’era lo studente Gabriele Brusa, ripetente di ben due anni, che ormai aveva conquistato il cuore di Caterina che era diventata ufficialmente la sua ragazza. Il concorrente in amore aveva il fascino del rapper tatuato che lo faceva molto assomigliare a Fedez ed era anche già maggiorenne e quindi automunito.

Al termine delle due ore di educazione fisica, i tre amici Lovetti, Casari e De Santis sarebbero andati tutti insieme al funerale di Sabrina Miccio. Il funerale venne naturalmente celebrato dal loro amico sacerdote Casnaghi. Il tempo trascorso del torneo di pallavolo volò via serenamente in un battito di ciglia.

La chiesa era stracolma di gente (tanti amici, colleghi ed ex colleghi, parenti e studenti).
“Siamo stati accolti in questa santa liturgia per accompagnare Sabrina nel suo ultimo tratto del pellegrinaggio verso il cielo. Lo inizia da qui, da questa piccola chiesa di SS. Gaudenzio. Oggi, vi inizia il suo ultimo viaggio, verso la città santa ove, accolta dal Signore, vi abiterà per sempre, nella comunione con tutti i giusti. E camminerà in una vita nuova, come abbiamo ascoltato dalla lettera dell’apostolo Paolo ai Romani…”

Mentre Don Claudio stava facendo l’omelia, i tre amici da una vita si osservarono facendo palesare, dai loro sguardi, che l’amico prete stava dicendo parole bellissime, degne a favore di una sua amica d’infanzia improvvisamente perduta…

” La sua morte ci ha sorpresi e ci addolora. Nella tradizione d’Oriente si dice così della morte di Maria: la dormitio virginis, raffigurata nell’icona distesa sul letto, circondata dagli apostoli con Gesù nel mezzo che prende con le sue mani la piccola anima di Maria per portarla nel cielo accanto a sé. E questa santa liturgia, memoria della morte e risurrezione di Gesù, ci rende partecipi di questo ingresso nel cielo. Noi siamo accanto a Sabrina con la nostra preghiera e la parola evangelica ci suggerisce qualcosa del dialogo che si svolge tra il Signore e questo suo servo, come in un’eco lontana ma profonda: «Bene servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone» (Matteo 25, 21), gli dice il Signore. Ora la consegniamo al Signore nella preghiera. E possiamo immaginarla mentre sta giungendo alle porte del cielo e venirle incontro la Madonna, i suoi santi, i genitori e i nonni. La nostra preghiera l’accompagni in questo ultimo tratto del pellegrinaggio verso il cielo.”

Don Claudio, appena terminato il sentito discorso, fece una fatica incredibile per non piangere. La cerimonia terminò e così anche il supplizio del sacerdote. La gente uscì ordinatamente dalla chiesa seguendo il prete e il feretro, tutti diretti a piedi verso il cimitero di Gambolò. Mentre uscivano tutti quanti, il maggiore Longobucco e il tenente Gornati osservarono varie facce fra professori colleghi e non, studenti, alunni ed ex alunni della defunta professoressa, ma le persone sulle quali ci fu una particolare attenzione erano: Casnaghi, Lovetti, De Santis e Casari; gli indiziati principali sospettati di essere il serial killer. Il serial killer che ama uccidere, soprannominato l’Aforista.


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