I like to kill – Chapter 29
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A Parma i giorni passarono tranquilli nella dimora di Salvatore Longobucco. Il capo RIS fu felicissimo di poter assistere allo svezzamento del suo piccolo Luca. Il bambino sorrideva a lui teneramente mostrando i suoi primi dentini. L’uomo si divertiva a fargli il “cucù” con la testa dietro la porta e, quando ricompariva, Luca lo salutava con un gridolino di gioia. Anche la compagna Martina si divertiva un mondo a vedere Salvatore andare a carponi insieme al bambino. Stavano uno di fronte all’altro nel lungo corridoio di casa, distanti un paio di metri e si avvicinavano fino a una spanna dei loro visi, poi si allontanavano entrambi andando sempre a carponi all’indietro e così per un po’ di volte. Longobucco fu felice anche perché, occupandosi del figlio, la sua compagna Martina poté dedicarsi un po’ allo studio dei corsi di aggiornamento da infermiera. Essa doveva tenersi preparata, almeno a livello teorico, per il rientro alle attività lavorative dell’Ospedale. Così il suo compagno l’aiutò parecchio in casa: non solo nell’accudire il piccolo, cambiandogli il pannolino, facendogli il bagnetto e così via, ma anche per cucinare (cosa che Martina apprezzava molto perché Salvatore era un ottimo cuoco).
La vita familiare procedeva armoniosamente, di giorno, ma la notte per Longobucco c’era la solita inquietudine di vivere: incubi del passato e incubi del presente. E si era aggiunta la sua incapacità di fare sesso con Martina. Incapacità che si manifestò anche involontariamente con la detective Leoni: in balia dell’alcool si era trovato a letto con lei e fece cilecca. La donna faceva ricordare al capo RIS la sua amante Matilde, scomparsa tragicamente e lasciandolo che non era più sé stesso. Il ricordo di lei si manifestava impietoso e presentava, ogni volta, il conto freddo e implacabile: impotenza. Oppure come finemente gli andrologi preferiscono definire: difficoltà erettiva. Inoltre si aggiunse un problema in più: la sua Martina, da quando era diventata mamma, aveva perso il suo appeal sessuale.
<<Non preoccuparti caro, per me non ci sono problemi, vedrai che il tuo è un problema psicologico, magari, non appena terminerà questa brutta vicenda di Vigevano, avrai il tempo di fare, con calma, delle sedute dallo psicologo.>>
Longobucco si trovava al lato del letto, sdraiato sul fianco sinistro e Martina gli stava dietro, anche lei sul fianco e gli accarezzava la spalla. Egli pensò che lei aveva proprio ragione, ma il suo orgoglio non gli permetteva di manifestarglielo e teneva tutto dentro di sé peggiorando la sua situazione. E così, come tutte le altre notti, si addormentavano insoddisfatti. Mancavano ormai pochi giorni al suo ritorno a Vigevano ma dovette anticipare la preparazione della valigia; suonò il suo telefonino:
<<Pronto Longobucco.>>
“Mi scusi maggiore per l’ora, sono il maresciallo Pennetta, la contattiamo per una tragica notizia.”
Passarono alcuni secondi di silenzio sulla linea telefonica finché:
“Pronto? Maggiore mi sente?”
Il capo RIS pensando a cosa fosse successo di così tragico, di così più funesto già accaduto coi delitti dell’Aforista, rispose:
<<Sì maresciallo, ci sono, cosa è successo? >>
“È stata trovata una Peugeot 3008 sommersa nel Ticino in fondo alla valle del comune di Abbiategrasso, nella provincia di Milano. Si tratta dell’auto di proprietà del suo collega tenente Gornati e dentro la stessa è stato rinvenuto il suo corpo. È presumibilmente morto per affogamento.”
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