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C’è una linea molto sottile tra piacere e dolore. Sono due facce della stessa medaglia, e uno non può esistere senza l’altro.
(E. L. James)
Ci stiamo incamminando verso un luogo dove, a detta di Mariana, ci sarà l’ultima “surpresa” per me. Sono sollevato al pensiero che poi finalmente torneremo dove c’è il mio appartamento a San Paolo. In realtà non è il mio appartamento, ma di proprietà del papà di Mariana. Lì sono un ospite e non è che la cortesia potrà durare ancora per molto, così come tutte queste sorprese.
Per l’ennesima volta mi prefiggo che devo parlare ben chiaro con la mia amante, non appena torneremo a San Paolo, perché quando sono partito dall’Italia ho fatto dei progetti. Speriamo. Speriamo però che lei non mi sfugga come l’ultima volta sul terrazzo, prima di farsi poi perdonare con questa avventura in elicottero… e poi.. e poi… e poi allora sì che la mollo… il troppo poi storpia. E no! E no che non va bene! Ma poi la vedo ora che cammina di fianco a me ed è bella, cavoli se è bella e coinvolgente come il sole luminoso dopo una tempesta. E quindi, per l’amor del cielo, penso nel mio profondo del cuore: dove la trovo ancora nella mia vita e forse addirittura in altre due vite, una donna che mi regala tutte queste attenzioni amorose, che mi hanno fatto ringiovanire di almeno vent’anni ed è come se stessi vivendo in paradiso? Ora mi chiedo, non sarò mica morto e sono veramente in paradiso? Magari è caduto l’aereo e sono morto e non mi ricordo? Così, mentre stiamo attraversando un sentiero, molto più agevole dei precedenti, mi fermo e mi pizzico le guance.
Lei mi guarda stupita e mi dice:
<<Che c’è amor?>>
<<Niente, nulla cara, mi fa prurito la guancia, mi sa che mi ha punto un insetto. >>
E lei mi sorride scuotendo la testa.
Cosicché, evidentemente, non sono un’anima allegramente errante, ma sono sulla terra vivo e vegeto che mi sto godendo tutti i piaceri con la mia donna brasiliana e camminiamo nella foresta che è meno impervia rispetto al percorso, prima della cascata. Infatti non c’è con noi Kuiku che ci attenderà domani mattina sempre alla Cascatinha per tornare all’elicottero. Sì, ci attenderà domani ma chissà dove caspita mi starà conducendo Mariana per passare la notte, forse in un tipico ostello brasiliano?
Tanto è vero che si incominciano a vedere dei casolari che mi danno l’impressione di essere delle piccole abitazioni provvisorie delle guardie forestali, come ci sono dalle nostre parti in Italia, soprattutto in montagna. Ma a un certo punto, il sentiero termina e si affaccia su un piccolo spiazzo e vedo davanti a me una cosa che non mi sarei aspettato e infatti la mia amante nota in me lo stupore evidente dal mio sguardo.
Vedo davanti a me una graziosissima casetta costruita su un albero. Si può accedere su di essa attraverso una scaletta, con percorso semicircolare, che parte dal terreno fino all’uscio. Tutta la costruzione è in legno.
<<Wow è meravigliosa!>> acclamo con grande entusiasmo e Mariana, sorridendomi compiaciuta, mi prende a braccetto e mi accompagna su, fino all’interno.
È un unico locale open space con annesso un piccolo bagno dove ci sono il water, il bidè e il lavandino. Per lavarsi il corpo c’è una vasca da bagno in legno lunga circa un metro e mezzo, collocata all’interno dell’ampio locale, tutto ovviamente con pareti e soffitto in legno. La vasca è nell’angolo in fondo sulla sinistra tenendo le mie spalle all’ingresso, mentre nell’angolo in fondo sulla destra c’è un letto a due piazze con lo schienale in ferro battuto. Sopra il letto c’è un lampadario con le pale e la mia amante lo aziona accendendo anche la luce. Poi, prende sulla nostra destra, al lato opposto del letto, due banane dal portafrutta posto su un tavolino sotto una grande finestra. Oltre alle banane vedo nel portafrutta anche dei kiwi e dei mandarini e mi pare anche un paio di papaya. E penso sorridendo che sicuramente non avrà portato qui, questa frutta, l’uomo del chiosco a Rio de Janeiro, che sta sempre sdraiato sull’amaca.
“Ahi! Mariana sta cominciando a sbucciare le banane, mi sa che ora parte in quarta, speriamo di riuscire a farne un’altra con lei, perché se andiamo avanti così, rischio veramente l’infarto” penso, mentre osservo lei che ha sbucciato una banana e me la dona da mangiare. Mentre lei succhia la punta della banana con vorace lussuria, io credo proprio che la stia osservando sicuramente con uno sguardo misto ebete e affaticato.
Come ormai è assodato, lei sembra capirmi al volo e non appena termina di mangiare il frutto, apre il rubinetto per riempire la vasca da bagno. Mariana mi vede stupito nel momento in cui noto che l’acqua è leggermente fumante e lei mi spiega che sul tetto ci sono dei pannelli solari sufficienti a fornire energia a un piccolo scaldabagno elettrico e all’impianto di illuminazione per parecchie ore. Inoltre, sempre sul tetto, c’è una piccola cisterna che raccoglie l’acqua piovana e attraverso un ingegnoso sistema idraulico di filtraggio e tubature alimenta la vasca e il bagnetto.
Ci troviamo tutti e due nudi nell’acqua a coccolarci e lavarci la schiena e il resto, con una spugna. Stiamo usando un sapone che solo annusandolo emette un profumo che è rigenerante. Chiedo a lei di che essenza si tratta, ma non me lo dice, mettendosi a sghignazzare. Probabilmente non lo sa neanche lei. Così stiamo facendo un bagno che sta durando parecchio, tanto è vero che l’acqua è diventata freschina. Mariana esce dall’acqua mostrandomi un gioco suadente di chiappe bagnate e va verso un piccolo mobile a prendere i teli per asciugarci e poi ci stendiamo nudi sul letto e ci baciamo per minuti e minuti e ci accarezziamo a vicenda, ogni nostra parte del corpo. Ma a un certo punto lei si alza e mi dice di stare supino e di chiudere gli occhi. Sento che mi prende un polso e sento il freddo di metallo e stando al gioco, tengo sempre gli occhi chiusi immaginando che lei mi stia ammanettando le mani ai tondini in ferro battuto, ai piedi del letto.
Infatti, eccomi incatenato al letto a pancia in su e col pene duro come la pietra e lei che si mette a candela sopra di me. Il suo cavalcare è veloce e lento per un po’ di minuti, parecchi minuti ed evidentemente la mia eiaculazione è ritardata perché avevo già dato, giusto poche ore prima, alla fontana di Cascatinha. Così lei mi lecca lentamente tutto il pene fino alla punta, i testicoli e anche sotto gli stessi, come se gustasse un dolcissimo cono gelato alla fragola. Poi continua la cavalcata ponendosi con il suo sguardo di fronte al mio e poi dandomi le spalle. Infine lei sente che sto per venire, si gira di nuovo con sguardo di fronte a me e si distende baciandomi e muovendo i fianchi sul mio pene all’impazzata, finché non arriviamo insieme alla grande gioia. E penso che anche questa volta non ho usato il preservativo.
“Che me frega, vida ou morte”, penso e poi mi addormento teneramente insieme a lei…
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