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Simona arrivò di fronte al citofono della palazzina della sua fidanzata. Era la prima volta che andava a casa sua e pertanto dovette fare scorrere tutti i nomi delle famiglie Tagliabue sulle targhette, finché non trovò quello corretto:
Stefano Tagliabue e Lorenza Grimaldi.
Pigiò il pulsante:
<<Chi è?>>
<<Ciao Ale, sono Simo, mi apri?
<<Ciao amore, secondo piano. Una volta fuori dall’ascensore: è la porta subito sulla tua destra.>>
Dopo il clac d’apertura del cancelletto d’ingresso, entrò. Appena dentro l’ascensore, in pochi secondi di salita, si osservò allo specchio sulla parete. La sua fidanzata le aveva raccomandato di truccarsi un po’ di più del solito, perché non voleva che la madre cogliesse l’occasione di criticarla che era troppo mascolina. Non voleva darle la soddisfazione di intuire chi fosse l’uomo nella coppia.
“È proprio scema Alessandra, siamo una libera coppia omosessuale che si ama, cosa mai gliene può fregare di quello che può pensare sua madre, di noi due”, pensò Simona osservandosi il viso: ombretto azzurro sulle palpebre e ciglia truccate con mascara allungante, che esaltavano i suoi occhi blu; labbra passate con rossetto rosa con un tono di lilla e infine, un leggero velo di fard sulle guance.
“Mi sa che forse ho esagerato col trucco! I miei capelli sono però corti e a spazzola, non potevo mettere la parrucca, quello no! Vaffanculo mamma Lorenza!”, pensò la ragazza, mentre uscì dall’ascensore sorridendo.
Suonò il campanello e rimase a bocca aperta, non appena la futura suocera le aprì la porta: era identica alla figlia Alessandra solo con qualche evidente anno in più. Nasino alla francese, bocca con labbro inferiore più grande, occhi piccoli di colore castano e capelli neri, con la differenza che la madre li aveva lunghi fino alle spalle, mentre la figlia corti a caschetto.
<<Ciao Simona, piacere Lorenza.>>
<<Buonasera, piacere tutto mio.>>
Intanto arrivò Alessandra dal corridoio:
<<Ciaooo Simooo!>> e baciandola leggermente sulla guancia, le prese la mano per portarla nella sua cameretta.
Non appena entrarono nel locale si baciarono intensamente con la lingua per parecchi secondi, finché:
<<Stasera ho proprio voglia di scoparti!>>, disse Simona guardando la sua donna negli occhi.
<<Ma dai, sei proprio una scema Simo!>>
L’ospite aprì la sua borsetta e tirò fuori un sacchetto bianco dal quale estrasse un dildo lungo e rosa che era una riproduzione perfetta di un pene.
<<Con questo amore mio>>, disse Simona, mettendo in bocca la punta del pene artificiale e inscenando un pompino.
Alessandra si mise a ridere di gusto e disse alla sua fidanzata:
<<Sei proprio una gran zoccola!>>
<<Allora? Ci stai?>>
<<Si ma dove? Mica in auto?>>
<<Perché no? Conosco un bel posticino in una zona industriale fuori Magenta. Puoi stare tranquilla, anche se sono solo le nove di sera, lì non ci sta nessuno e non ci sono telecamere di sorveglianza. Allora?>>
<<Va bene amore, come mi vesto? Comoda ovviamente?>>
<<Sì certo, metti anche tu la gonna, come me corta e sotto i collant non mettere le mutandine. Magari indossa collant già usati perché te li strappo in zona figa.>>
Intanto Simona alzò la gonna e fece vedere ad Alessandra che sotto i collant color carne non aveva le mutandine. Quest’ultima si eccitò e si mise in ginocchio di fronte all’ospite che aveva tenuto la gonna alzata, facendosi annusare il suo sesso attraverso il tessuto di nylon.
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