> CAPITOLO 29 < MAGENTA ROSSO SANGUE

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“Nel nostro destino c’è sempre qualcosa che ci

stupisce e ci incanta

e intanto neanche ci accorgiamo

di quanto il tempo sia effimero

e tolga vita alla vita…

Stanotte ti toglierò la vita, mia cara vittima

e probabilmente non ti arcorgerai neanche

che avevi vissuto e cadrai nell’oblio

delle anime perse.

Era passata la mezzanotte da qualche minuto e un’inaspettata perturbazione cadde su Magenta. Un piovasco di fine primavera non previsto dai meteorologi.
Al Bar ” Da Pierre” in centro c’erano una moltitudine di ragazzi, seduti ai tavoli, che potevano finalmente godere appieno della serata all’aperto dopo parecchi giorni di costrizione al lockdown. Non erano preoccupati dell’acquazzone improvviso perché riparati da grossi tendoni di plastica.

Le luci dei lampioni accoglievano sulla strada le gocce danzanti, che terminavano la discesa per poi disperdersi in una grande pozzanghera fuggevole.
Dalla foschia arrivò una figura umana, vestita di scuro, con al viso una strana maschera verde. Si avvicinò al Bar riparata da un ombrello nero. Quando fu a pochi metri dall’esercizio pubblico all’aperto, chiuse l’ombrello e lo buttò in terra.

<<Ma chi cazzo è quello?>>, disse un ragazzo seduto, con le sopracciglia sfoltite da donna e la bocca rossa di rossetto, che lo vide per primo.
Mentre un altro avventore del bar, dalla fisionomia ipotetica di una donna disse:

<<Ma chi è ‘sto o ‘sta fulminata che indossa la maschera della principessa Fiona?>>

La persona oscura cominciò a ballare una sorta di tip tap portando degli scarponi neri e cantare:

<<I’m singin’ in the rain
Just singin’ in the rain
What a glorious feeling
I’m happy again.
I’m laughing at clouds.
So dark up above,
The sun’s in my heart
And I’m ready for love.>>

… Cantava e ballava deliziando i clienti del Bar, di uno spettacolo inaspettato…

<<Let the stormy clouds chase.
Everyone from the place
Come on with the rain
I’ve a smile on my face
I walk down the lane
With a happy refrain
Just singing,…>>

I ragazzi e le ragazze ridevano, riservando all’improvvisato mattatore parolacce, fischi, urla e applausi di scherno, finché egli non smise di ballare e cantare.
I clienti del bar, seduti all’asciutto, osservarono la persona enigmatica in piedi, immobile sotto la pioggia incessante.
A un certo punto, nel silenzio di chi attendeva il prossimo divertente sketch,
Il saltimbanco mascherato si avvicinò al gruppo di tavoli, dirigendosi direttamente a un preciso obiettivo alla sua destra.
Il cantante e ballerino arrivò a mezzo metro dal tavolo, dove c’erano seduti tre ragazzi, mentre tutti ricominciarono a sghignazzare e a deriderlo.
I tre ragazzi clienti del bar si trovarono di fronte una figura umana con il viso coperto da una maschera della principessa Fiona, tutta bagnata di acqua piovana.
Un senso di inquietudine cominciò a leggersi sul viso dei tre giovani.
Essa aveva lo sguardo fisso in particolare verso un ragazzo dai capelli biondicci. Quest’ultimo gli chiese:

<<Ma tu chi sei?>>

E mentre un cliente del Bar urlò:

<< Cazzo raga scappiamo! Tiene un’accetta sulla schiena infilata in una fodera! Scappiamo!>>

La figura mascherata afferrò lo strumento “da taglialegna” da dietro e, con un impeto velocissimo sferrò un colpo di lama direttamente sulla fronte del ragazzo che fece la domanda. Gli altri due amici seduti al tavolo sentirono come un crac di legno spezzato e vennero bagnati sul viso da schizzi di sangue fresco. Sia loro, che gli altri avventori del Bar rimasero increduli, a bocca aperta per alcuni secondi.
Non appena si misero tutti a urlare all’unisono terrorizzati, il killer si dileguò lentamente cantando e ballando sotto la pioggia.

I capelli biondi della vittima si inzupparono di abbondante sangue. La testa maculata conteneva un cervello tranciato di netto. La guancia appoggiata al tavolino e gli occhi spalancati, fissavano il nulla nel vuoto. Delle gocce di liquido organico rosso cadevano incessanti, come la pioggia, su un foglio ritagliato di giornale su cui c’era la foto di Salvatore Longobucco.

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