CAPITOLO 4 – BLOODY FACEBOOK…LE ORIGINI

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L’auto avanzava lentamente lungo la tangenziale est di Milano, poiché c’erano code frequenti a causa del traffico intenso. Erano le 10 e 56 del mattino ed era una bellissima giornata assolata di primavera.

Federico Bond era alla guida e la radio stava trasmettendo una canzone di Samuele Bersani:

“Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza complicare il pane
Ci si spalma sopra un bel giretto di parole vuote ma doppiate
Mangiati le bolle di sapone intorno al mondo e quando dormo taglia bene l’aquilone
Togli la ragione e lasciami sognare, lasciami sognare in pace …”

Mentre era nella caotica colonna indefinita di auto e camion, diede un’occhiata fuori dal finestrino, verso l’alto, al di sopra delle carcasse metalliche in movimento a singhiozzo e pensò:
“Invidio tanto le rondini libere nel cielo. Come sono belle, sembra che conoscano tutti i sentieri dell’azzurrità.
Ho voglia di rivedere anche Adrian, dal vivo però! Sarà andato sicuramente lui a ritirare il drone al fermoposta di Milano. Di solito non si è mai affidato ad altre persone. Chissà dove abiterà?”

Terminò la canzone del cantante italiano e alle 11 precise partì il jingle del segnale orario, per poi passare alle notizie flash:
“Sono 99.457 i nuovi contagi da Covid nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute.
Ieri erano stati 30.710. Le vittime sono invece 177, in aumento rispetto alle 95 di ieri. Sono 660.708 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore, a fronte dei 211.535 del giorno precedente. Il tasso di positività è al 15%, in aumento rispetto al 14,5% di ieri.
E ora passiamo alle ultime notizie dall’Ucraina: Il capo negoziatore ucraino Podolyak ha affermato che i colloqui con la Russia continuano stasera. Le proposte scritte dell’Ucraina includono il rifiuto della produzione e dello spiegamento di tutti i tipi di armi di distruzione di massa. Lo ha detto il capo della delegazione russa Medinsky citato dalla Tass…”
Federico spense la radio e sbuffò.
“Questo conflitto in Ucraina mi sa che durerà per molto. Speriamo che mi arrivino altri video messaggi da mio padre. Ora sono in ansia per lui e non posso fare niente per andare in suo aiuto. Questo stato di impotenza mi sfianca.”

L’auto uscì dalla tangenziale per imboccare la direzione verso Monza e Villasanta. L’uomo fece la solita scorciatoia attraverso una zona di campagna alberata e gli venne in mente quando conobbe per la prima volta la sua amata Rebeca, in panne, per una gomma bucata e lui la soccorse.
Fece un sorriso e un sospiro di benessere. Poi notò, più avanti, lungo il ciglio della strada, un’auto di colore grigio chiaro metallizzato, ferma e due uomini che stavano picchiando una donna. Senza neanche pensarci troppo, si fermò a pochi metri dall’Audi e scese subito.
<<Ehi! Che state facendo?!>>, urlò Federico, camminando verso di loro.
I due picchiatori si fermarono.
<<Fatti i cazzi tuoi!>>, disse uno pelato con la barba folta nera, con sguardo minaccioso, mentre l’altro, biondiccio con baffi e pizzetto, estrasse una pistola all’interno del giubbotto e la indirizzò verso Bond dicendogli:
<<Ti conviene proprio farti i cazzi tuoi, se non vuoi una pallottola in mezzo alla fronte! E guarda che ho una mira infallibile!>>
Federico si bloccò di colpo, alzò le braccia e fece dietrofront, ritornando alla sua Ford Focus. Prima di salire sulla sua autovettura sentì alle spalle un rumore d’auto che partì sgommando. Si voltò e vide la donna che si stava rialzando a fatica ma cadde sul suolo. Così Bond decise di raggiungerla con l’auto. Dopo pochi secondi accostò sul ciglio della strada a un metro dalla sventurata che stava ancora a terra.
<<Se ti do una mano riesci ad alzarti?>>
La donna fece segno di sì col capo, senza rivolgere lo sguardo al suo provvidenziale samaritano di passaggio e riuscì ad alzarsi senza ricadere. Rimase appoggiata all’uomo tenendo la testa bassa e coperta dai suoi lunghi capelli ramati. Il suo viso non si vedeva ancora.

<<Ora ti faccio sedere sulla mia auto, così che ti possa riprendere un po’ e intanto io chiamo la polizia stradale.>>
<<No, no, ti prego no telefona polizia!>>, disse la donna con spiccato accento straniero, mostrando finalmente il suo viso.
Federico poté constatare che, fortunatamente per lei, non aveva il volto più di tanto rovinato dalle botte. Riportava un marcato segno nero sotto l’occhio destro e dei lividi viola sulle gote. Inoltre scendeva poco sangue dalle narici.
Prima che facesse accomodare la donna sul sedile, Bond disse:
<<Ah, ho capito perché non vuoi che la chiamo>> e pensò:
“Però…pur essendo una giovane prostituta è molto carina ed è vestita in maniera sobria: fusò scuri, camicia bianca e giacca jeans…” notando che aveva un viso allungato, naso alla francese, labbra carnose e occhi grandi di colore castano chiaro. Era truccata in modo essenziale e c’era solo poco ombretto nero che colava insieme alle lacrime dagli occhi.
La ragazza si sedette sulla Ford e anche Federico sul posto di guida.
<<Mi chiamo Andrea e vengo da Romania, grazie per soccorrermi. Per sdebitarmi, se vuoi ti faccio pompino.>>
Bond fece un lieve sorriso e facendo finta di non aver sentito le chiese:
<<Immagino che non vorrai nemmeno andare al pronto soccorso per farti medicare, hai una casa dove poter andare spero?>>

<<Sì, adesso mi chiamo un taxi e mi faccio portare a casa.>>
<<No, ascolta, allora adesso ti porto nel mio ufficio dove lavoro con un mio amico fidato. Lì avrai un attimo di tempo per riprenderti dallo shock, ti offro un bel caffè e te lo chiamo io perché quella è una zona dove i taxi sono più disponibili. Tempo una ventina di minuti e siamo arrivati.>>

Andrea annuì con la testa e Federico azionò il motore.

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