CAPITOLO 8 – BLOODY FACEBOOK…LE ORIGINI

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“È stata un’altra notte di agonia per Mariupol: È ridotta in cenere, ma la città sopravviverà”, dice il presidente Zelensky che è intervenuto a Montecitorio in video collegamento, questa mattina. Mentre Kiev accusa i russi di aver aperto il fuoco su un ospedale pediatrico a Severodonetsk (pazienti e personale sono stati tempestivamente evacuati).
L’Ucraina rivendica la liberazione di Makariv, 60 chilometri a ovest di Kiev. E sostiene che i russi hanno rifornimenti solo per tre giorni. I rapporti tra Washington e Mosca sono ormai vicinissimi alla rottura. Per Biden, Putin sta valutando l’uso di armi chimiche. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, parla di uso di armi nucleari “solo se la nostra esistenza è minacciata”. Il tema è sul tavolo degli alleati occidentali, assicura la Casa Bianca. Che annuncia una stretta alle sanzioni in arrivo con il viaggio di Biden in Europa dei prossimi giorni…

E ora passiamo a una notizia di cronaca nera: Atropo – l’uomo mascherato da diavolo – è ancora entrato in azione. Ha inviato un selfie direttamente alla pagina account Facebook dei Carabinieri di Monza. Questi hanno naturalmente verificato la veridicità dello stesso, prima di farlo pubblicare dalle testate giornalistiche. La foto ritrae lui con alle spalle due uomini nudi e appesi a testa in giù. Le forze dell’ordine fanno sapere che i 2 individui sono criminali con precedenti penali legati allo sfruttamento della prosituzione. Atropo non ha però reso noto il luogo in cui è stato scattato il selfie. I Carabinieri stanno collaborando anche con la Polizia di Stato, affinché venga trovato quanto prima il covo dove possano essere segregati i prigionieri. C’è un forte timore che possano essere stati uccisi dall’uomo mascherato…”

Rebeca spense la TV col telecomando e si alzò dal divano mentre stava tornando Bond dalla zona notte.

<<Dormono?>>, chiese lei.
<<Sì>>, rispose lui.
<<Perché l’hai fatto Federico? Ho paura, sai? Posso sopportare questa tua smania eroica di aiutare i vagabondi ma le prostitute no però, è troppo pericoloso. Ma ti rendi conto del pericolo che corre la tua
famiglia?>>
<<Certo che mi rendo conto Rebeca ma sappi che io lo faccio anche e soprattutto per i nostri figli. Ti piacerebbe che un giorno, a scuola, entrassero nel giro della droga?>>

La donna scosse la testa e disse:
<<Io vado a letto. Ciao, buona notte.>>

Federico uscì a fumare una sigaretta sul terrazzo. Aveva la sensazione che quella sera potesse arrivare un video messaggio per lui, da suo padre, attraverso il solito drone.

A qualche decina di chilometri di distanza, in un casolare di periferia, c’erano due uomini che parlavano seduti a un tavolo.

<<Spero che Atropo non sia stu bastardu di Andrey Bykov perché aveva stretto un accordo d’onore con me. Mi aveva promesso che non avrebbe mai più interferito nei miei affari. Invece se fosse veramente lui, eccolo qua, iddu m’ha sputatu davanti a tuttu lu munnu. Vaffanculo va, pezzu di merda!>>, disse con disprezzo Carmelo Benetti. Capelli lisci e corti e ben pettinati, color cenere che davano un tocco di modernità a un uomo anziano d’altri tempi. Sopracciglia chiare, sottili sopra occhi grigi guardinghi. Rughe evidenti sulla fronte ma poche sul resto del viso, ben rasato e un naso sottile sopra una bocca leggermente ricurva verso l’orecchio sinistro. Segno caratteristico del suo viso: una leggera cicatrice che scendeva dal labbro inferiore fino a scomparire fino a sotto il mento affusolato.

<<Stai calmu zio, nun ti scantari cchiù di tantu. Ora prenderò io in mano ‘stu malannu e ti garantisco che non sentirai più parlare di sta merda di Atropo. Prima di tuttu i dui pisci che hanno parratu li faccio abbattu>>, disse Samuel Benetti. Viso giovanile con barba sfatta nera come i suoi lunghi capelli con taglio scalato. Sopracciglie folte nere ma curate sopra occhi castani. Naso sottile sopra una bocca piuttosto carnosa. Nessun segno caratteristico sul suo viso.

Il nipote malavitoso fece un fischio come se chiamasse un cane e arrivò subito nella stanza un uomo alto e robusto, con i capelli a spazzola ed evidente naso grosso a patata. Indossava una t-shirt nera con due strisce orizzontali sul petto di colore azzurro e giallo. Egli disse:
<<Mi dica capo…>>

<<Portami subito qui i due scemi, Viktor!>>, ordinò Samuel Benetti, il quale stese sul pavimento, a un metro dal tavolo, un abbondante telo di cellophane. Poi disse allo zio:
<<Iddu con la maglia nera è proprio una macchina da guerra. E’ un nazista proveniente direttamente dall’Ucraina. E’ un morto di fame che non ha più niente da perdere e così è perfetto come mia guardia del corpo.>>

Carmelo Benetti fece una smorfia perniciosa di compiacimento e fece segno con la testa al nipote che era tornato Viktor.

L’uomo portò nella stanza i due criminali vessati da Atropo e li piazzò sopra la pellicola trasparente. Erano legati con le mani dietro la schiena. Avevano gli occhi terrorizzati e la bocca tappata dal nastro.

Samuel Benetti gli sparò, a bruciapelo, un colpo di pistola col silenziatore, a ciascuno, direttamente sulle tempie.

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