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Federico e Rebeca erano sdraiati a letto e avevano appena finito di fare l’amore.
<<Ho paura di perderti. Non è più come un tempo che tu accettavi la mia relazione con Adelaide perché ti piaceva, ti eccitavi fare l’amore con me e con lei, nello stesso letto. Ora lo accetti perché io non mi oppongo a questa tua passione di paladino dei più deboli. Allora hai proprio intenzione di uscire stanotte? Di travestirti da Atropo?>>
<<Hai proprio ragione amore. Stiamo insieme per delle condizioni che sono accettate reciprocamente. Per te, fare l’amore con la tua amante, è eccitante come per me vestirmi da diavolo e aiutare chi è in difficoltà e non è abbastanza tutelato dalle forze dell’ordine. Sì, stasera vado a vigilare la residenza di Andrea.>>
Rebeca si girò col corpo dando la schiena al suo compagno. Bond sentì che piangeva silenziosamente.
<<Su dai non fare così! Del resto sappiamo entrambi le circostanze che hanno portato alla nostra unione. Noi due siamo nati per vivere avventurosamente. Non siamo capaci di condurre giornate ordinarie come tutte le famiglie comuni.>>
Federico baciò la guancia di lei e si alzò per prepararsi a uscire per una nuova missione.
A notte inoltrata Atropo era posizionato nei pressi del palazzo dove risiedeva la prostituta. Si trovava con la Mercedes nella stessa posizione della notte precedente: sotto il lampione che aveva oscurato con un colpo di pistola. Gli addetti comunali non avevano ancora provveduto ad aggiustarlo. Seduto sulla sua auto, dotato di binocolo per visione notturna, attendeva paziente.
Era una notte silente. Era piovuto al calar del sole e, ogni tanto, passava qualche automezzo su entrambe le direzioni facendo un leggero rumorìo sull’umido manto stradale.
Qualche finestra era ancora illuminata e la luce fioca di un lampione squarciava il buio intorno l’auto di Atropo. Attese ore e ore finché il sole stava sorgendo. Ma quando stette per avviare il motore per andarsene, uscì dal portone del palazzo un uomo alto e robusto, con una maglia nera. Guardò alla sua destra e alla sua sinistra, per poi fare un cenno con la mano. Venne seguito da un uomo con abito completo grigio e un altro con abito completo gessato. Quest’ultimo teneva la sua mano destra sulla spalla di quello davanti a lui e dava l’impressione che fosse il capo, poiché parlava all’uomo robusto con l’evidente atteggiamento di colui che comandava. Dopo circa un paio di minuti giunse una Cherokee Jeep scura che accostò vicino all’ingresso dello stabile. I tre uomini ci salirono sopra. L’auto ripartì subito sgommando.
Atropo si convinse che i tre individui provenivano dall’appartamento di Andrea e così decise di andare su da lei, ma in veste di Federico Bond.
L’uomo la chiamò al cellulare con un apparecchio dotato di SIM illegale.
“Pronto?”, rispose la donna con voce leggermente affranta.
“Ciao Andrea, come stai? Mi piacerebbe venirti a trovare.”
“Non sono troppo in forma, stavo per andare a letto per dormire. Se vuoi pompino chiamami domani sera perché faccio 24 ore di riposo.”
– Ovvio Federico, che scemo che sei! Ovvio che una come lei dorma di giorno e lavori di notte -, disse a sè stesso.
“Ma no cara, non voglio niente per me, vorrei solo fare un salto su da te per farti una proposta interessante”.
“Okay ma quanto ci metti ad arrivare da me?”
“Pochi secondi, sono sotto casa tua, stavo passando da un mio cliente qui vicino e mi sei venuta in mente. Ti ricordi che mi avevi lasciato anche il tuo indirizzo di residenza?”
“Certo, mi ricordo. Suona citofono con nome Dumitru, sono al secondo piano. Prendi l’ascensore così ti sento arrivare. Vedi una porta aperta ed entra pure.
Federico entrò in poco tempo nell’appartamento della prostituta.
<<Sono distrutta più psicologicamente che fisicamente>>, disse Andrea abbracciando l’uomo che aveva appena varcato la soglia. Si mise anche a frignare come una bambina.
<<Su dai, sediamoci da qualche parte e dimmi cosa ti è successo>>, disse Bond asciugandole le guance con un suo fazzoletto di cotone.
Si accomodarono su un divano in un locale che aveva la parvenza di un soggiorno perché era praticamente spoglio: c’erano anche solo un grande mobile di legno, color ciliegio chiaro, a tutta parete di fronte a loro, costituito in gran parte da scaffali, senza libri fuorché una bottiglia di whisky vuota su un ripiano. Ultimi elementi di arredo: due sedie di legno chiaro, nel centro della stanza, illuminata da una grande finestra senza tende.
<<Allora, dimmi tutto Andrea…>>
La donna indossava una vestaglia azzurra con fantasie orientali bianche. I capelli raccolti a coda di cavallo ed era struccata.
<<Sono venuti in tre, due protettori e un cliente e…>>
Federico la interruppe:
<<Ma i due protettori chi? I soliti bastardi di quella mattina che ti hanno picchiata?>>
<<…no, quei due non li ho più visti! Sono venuti due nuovi: uno con una t-shirt nera con strisce azzurra e gialla. Presumo che fosse ucraino. Uomo alto e robusto. Non parlava e penso che sia una guardia del corpo dell’altro uomo, un giovane italiano , bel tipo con barba sfatta, vestito bene con completo gessato, sembrava un mafioso che si vede nei film del “Padrino”. Dava ordini allo straniero ma era gentile col cliente.>>
<<Il cliente com’era?>>
<<Era vestito anche lui elegante, classica giacca e cravatta. Pettinato bene e curato nell’aspetto. Penso che sia un politico. La maggior parte dei miei clienti sono di quel genere.>>
<<Cosa ti hanno fatto?>>, chiese l’uomo molto incuriosito.
<<Al cliente piaceva avere come spettatori l’ucraino e il capo. Evidentemente la cosa lo eccitava. Loro sghignazzavano stando in piedi vicini al letto.
Mi hanno costretta a camminare come i bambini inginocchiata, come si dice in italiano?>>
<<A carponi.>>
<<Sì a carponi tutta nuda. Mi hanno fatto fare il giro intorno al letto avanti e indietro più volte. Ho tutte le ginocchia scorticate, guarda! E quando passavo davanti ai miei protettori mi davano le pacche violente sulle natiche. Il cliente era sdraiato nudo sul letto e dovevo succhiargli e leccargli le dita dei piedi. Non ho potuto nemmeno pulirglieli con una salviettina prima di farlo. Mi venivano i conati di vomito e volevo smettere ma il capo mi obbligava a continuare tirandomi forte i capelli. Mi veniva da piangere…>>
La donna intanto scoppiò a piangere a dirotto e Federico cercò di consolarla tenendola fra le sue braccia.
<<Basta Andrea, direi che può bastare. Ascoltami bene: adesso ti do un biglietto.>>
<<Casa di accoglienza Agata?>>
<<Sì è proprio una casa di accoglienza molto fidata e discreta. E’ gratuita, vai pure lì e digli che ti ho mandata io. Me lo prometti che ci andrai?>>
La prostituta annuì con poca convinzione.
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