CAPITOLO 20 – BLOODY FACEBOOK…LE ORIGINI

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Dato che il collega e amico Gabriele si trovava in una lunga vacanza all’estero col suo compagno Alfredo, Federico Bond riuscì a convincere Rebeca di andarsene pure lei per qualche giorno al mare, in Versilia, con i bambini al seguito. Il figlio di Bykov doveva lavorare sodo per l’assenza del prezioso collega e non riusciva a trovare un valido sostituto temporaneo. Avere comunque la casa libera tutta per lui, ventiquattr’ore su ventiquattro, gli dava la possibilità di vedere i video messaggi di suo padre con tutta tranquillità:

“Caro figlio, quando finì la mia storia d’amore con tua madre Elisabetta, tornai in patria, a Mosca.

In quel periodo ci fu un tentativo di colpo di Stato in Unione Sovietica nel 1991, organizzato da parte di alcuni membri del governo sovietico per deporre il presidente Michail Gorbačëv e prendere il controllo del Paese. Il fallimento del putsch rafforzò la figura di Boris Nikolaevič El’cin, Presidente del Presidium del Soviet Supremo della RSFS Russa, il quale si era schierato contro di esso, e che successivamente bandì il PCUS e si fece promotore del processo di dissoluzione dell’Unione Sovietica, che avvenne il 26 dicembre dello stesso anno.
Da quando aveva assunto il potere come Segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica nel 1985, Michail Gorbačëv aveva intrapreso un ambizioso programma di riforme, incarnato nei concetti di perestrojka e glasnost’, ovvero ristrutturazione e trasparenza. Queste politiche avevano suscitato resistenza e sospetto da parte della destra del PCUS e della nomenklatura, e avevano aumentato l’agitazione nazionalista da parte delle minoranze non russe dell’URSS e si temeva che alcune o tutte le repubbliche sovietiche potessero separarsi. Già nel dicembre 1990 il presidente dell’URSS Michail Gorbačëv aveva incaricato il presidente del KGB Vladimir Aleksandrovič Krjučkov di preparare un progetto di risoluzione sull’introduzione dello stato di emergenza in Unione Sovietica. Nel 1990 Estonia,Lettonia, Lituania e Armenia avevano già dichiarato il ripristino della loro indipendenza dall’Unione Sovietica. Il 12 giugno la RSFS Russa dichiarò la propria indipendenza e limitò l’applicazione delle leggi sovietiche, in particolare quelle sulla finanza e l’economia. Nel gennaio 1991, ci fu un tentativo di restituire la Lituania all’Unione Sovietica con la forza e circa una settimana dopo, le forze filosovietiche cercarono di destituire le autorità della Lettonia.
Il 29 gennaio, Gorbačëv autorizzò l’impiego dell’Armata Rossa per mantenere l’ordine.
Nel 1991, l’Unione Sovietica era in una grave crisi economica e politica: la scarsità di cibo, medicine e altri materiali di consumo era diffusa, le persone dovevano fare lunghe file per acquistare anche beni essenziali, le scorte di carburante erano fino al 50% in meno rispetto al fabbisogno stimato per l’imminente inverno e l’inflazione annua era superiore al 300%, con le fabbriche prive della liquidità necessaria per pagare gli stipendi. A livello politico, Gorbačëv era al minimo dei consensi tra la popolazione e all’interno del PCUS.
Il 17 marzo 1991, con il referendum sulla conservazione dell’URSS boicottato dagli Stati baltici, dall’Armenia, dalla Georgia e dalla Moldavia, la grande maggioranza dei cittadini delle altre repubbliche sovietiche fu favorevole al mantenimento dell’Unione come una rinnovata federazione di repubbliche uguali e sovrane, con il 77,85% di voti a favore. Dopo dei negoziati, otto delle nove repubbliche sovietiche (tranne l’Ucraina) approvarono il nuovo trattato dell’Unione che avrebbe reso l’URSS l’Unione degli Stati Sovrani, con presidente, politica estera e militare comuni. La firma del trattato era prevista a Mosca per il 20 agosto 1991. Dodici dei paesi già facenti parte dell’URSS erano prossimi alla firma, la Federazione Russa, l’Ucraina, la Bielorussia, la Moldavia, la Georgia, l’Armenia, l’Azerbaigian, il Kazakistan, il Turkmenistan, il Kirghizistan, l’Uzbekistan e il Tagikistan. Solo si esclusero le tre repubbliche baltiche, ovvero, Lituania, Lettonia ed Estonia, che, dopo più di cinquant’anni, ebbero l’attesa possibilità di liberarsi dall’occupazione sovietica e di riconquistare l’indipendenza.
Il 28 giugno era stato dichiarato sciolto il Consiglio di mutua assistenza economica e il primo luglio il Patto di Varsavia. Il Segretario del PCUS, nonché Presidente dell’Unione Sovietica, aveva deciso di prepararsi al gravoso impegno riposandosi a Capo Foros, nella dacia presidenziale in Crimea.

La mia missione di spia in Italia non fu un fallimento ma neanche un gran successo e quando appunto ritornai a Mosca, ero in una condizione di cittadino russo non troppo gradita al governo. Così mi trovai costretto a contrarre un matrimonio con una donna che non amavo: Kristina. Era una nipote dell’allora ministro degli esteri Ševardnadze. Fu proprio un’asettica stipulazione di contratto con lei, un matrimonio combinato. In tal modo guadagnai dei punti di merito nei confronti dell’ultimo Presidente dell’Unione Sovietica Michail Gorbačëv. Kristina si era comunque perdutamente innamorata di me e io tutto sommato le volli bene. Dopotutto, grazie a lei, nacque in me la passione della collezione e del commercio di antiche icone russe. L’attività imprenditoriale ereditata da mio padre Vladimir andava molto bene: produzione e vendita di vodka. Quando lui morì, temevo che non sarei stato all’altezza, invece i profitti dell’azienda migliorarono e anche qui devo riconoscere i meriti di Kristina. Lei era molto in gamba e mi diede anche una figlia: Agata. Ma dopo pochi anni mia moglie morì di un male incurabile e dovetti crescere la bambina che era ancora in tenera età. Tua sorellastra era una figlia ribelle, sempre inquieta. Nonostante ci misi tutto il mio impegno, anche con il supporto di una governante fidata, non ci fu verso per limare i suoi comportamenti sbagliati. Gli anni passarono e per fortuna non entrò nel giro della droga e perlomeno riuscii a farle ottenere il diploma. Ma poi, un giorno infausto andò in vacanza in Italia, a trovare la sua amica Alina, colei di cui diceva che era l’amica del cuore. E purtroppo, invece, fu colei che la portò nelle fauci di Satana, come ben sai carissimo Federico.”

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