CAPITOLO 22 – BLOODY FACEBOOK…LE ORIGINI

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<<Caro Federico, ora ti racconto la mia breve ma intensa storia d’amore con Agata.>>
Andrey Bykov palesò un’espressione con un’evidente tristezza, presagendo un epilogo drammatico della narrazione.

<<Con lei è stato un colpo di fulmine ancora più repentino di quello avuto con tua madre Elisabetta. La nostra attrazione è nata dapprima come intellettuale: io professore di storia e lei archeologa. In un week-end abbiamo fatto parecchi chilometri in treno per andare a visitare il sito archeologico di Talianki, situato nei pressi dell’omonimo villaggio nell’Oblast’ di Čerkasy. Lo stesso è stato la sede di un importante insediamento neolitico, attualmente il più grande conosciuto in Europa, risalente al 3.850-3.700 A.C. circa e appartenente alla cultura di Cucuteni-Trypillian. L’insediamento, costruito su un promontorio tra il fiume Tal’ianki e un piccolo torrente, è composto da file concentriche di edifici interconnessi; si stima che si estendesse su 450 ettari e che ospitasse circa 15.000 persone.
In cima al vecchio insediamento Cucuteni-Trypillian si trovano i resti di alcuni tumuli della cultura di Jamna risalenti alla metà del III millennio A.C., così come alcune tombe della tarda età del bronzo.
Se tu guardassi su internet una foto di questo luogo, che sarebbe una ricostruzione degli Antonsen, avresti l’impressione di vedere un accampamento extraterrestre… >>

Federico Bond bloccò il video messaggio del padre e si collegò su Google per vedere la foto del luogo ed esclamò a voce bassa:
<<Caspita è vero!>>
Ripristinò poi il filmato.

<<…Mentre Agata mi rendeva partecipe della sua attività di archeologa, il mio impulso amoroso nei suoi confronti cresceva sempre di più e lo stesso è avvenuto in lei. Tanto è vero che è stata lei a darmi il primo bacio, quando, seduti in una locanda, alla sera, dopo aver mangiato delle semplici frittelle di patate e un bicchiere di vino, mi chiese di alzarmi e di avvicinarsi a lei perché avevo una macchia sulla camicia. Mi disse che conosceva un metodo, imparato da sua madre ucraina di Leopoli, per far scomparire d’incanto le macchie di cibo. Ma in realtà avevo perfettamente intuito che fosse una scusa per farmi avvicinare il più possibile a lei. Infatti mi baciò sulla bocca. Fu un contatto di labbra molto intenso e passionale. Quella sera facemmo l’amore per la prima volta, fugacemente nel bagno del ristorante, ma con molto ardore. E poi continuammo anche in hotel, invece con più calma ma sempre con tanto trasporto…>>

Il figlio di Bykov fermò ancora il filmato e si fece trascinare dall’immaginazione libidinosa. Pensò a delle scene erotiche di suo padre russo con l’archeologa polacca. Non stava provando imbarazzo e vergogna poiché Agata non era sua madre:

“Lui e lei nel bagno degli uomini. Andrey che chiude la porta dell’ingresso principale e la donna che lo attende in piedi di fronte alla grande specchiera tenendo le mani appoggiate al bordo del lavello.
Lui arriva dietro di lei, le bacia il collo e le lecca i lobi delle orecchie. Agata socchiude gli occhi e sospira già di godimento. Bykov le alza la gonna a tubino, le abbassa i collant velati neri e mutande insieme e la penetra da dietro, prima dolcemente, poi con colpi secchi e ripetuti. Un primo loro approccio carnale brevissimo e intenso.”

Così Bond, assalito da una smania di sesso incontrollabile, si abbassò i pantaloni con le mutande e sparse abbondante saliva sul palmo della sua mano destra. Stando sempre seduto, chiuse gli occhi e ripensò alla scena erotica. In pochi secondi arrivò all’orgasmo e abbondante eiaculazione sgorgò dal suo pene, direttamente sul pavimento. Federico rimase ancora, qualche minuto, seduto a osservare il seme bianco disseminato sulle piastrelle azzurre. Andò in bagno e poi ritornò con un rotolo di carta igienica. Pulì tutto intorno e riattivò il filmato.

<<Dopo la gita al sito archeologico di Talianki, io e Agata passammo dei bellissimi giorni, parecchi giorni bellissimi ed ebbi una fantastica notizia da lei: era incinta, ma non me lo disse subito, dopo 3 mesi dalla gestazione, perché si giustificò che voleva essere sicura che la gravidanza procedesse bene, per non illudermi e poi deludermi. Io, in un primo momento, non la presi bene ma poi la capii poiché nel passato aveva avuto un’altra storia d’amore e rimase incinta anche allora, ma perse subito il bambino dopo neanche un mese dal concepimento. Come accadde con tua madre Elisabetta la notizia fu al tempo stesso anche triste, perché dovevo assolvere ai doveri di agente segreto e così trascurai la mia missione di spionaggio. Ma, col senno di poi, non mi pentii assolutamente di non essere stato ligio ai doveri della mia patria Russia.
Infatti avvenne il tragico epilogo della mia storia con Agata.
Dovevamo andare da un ginecologo nel centro cittadino di Mariupol ed era un giorno speciale perché potevamo conoscere il sesso del futuro nascituro. Ma viaggiando su un taxi, l’autista ci consigliò di fermarci e cercare riparo nel teatro Airstrike.
“C’è un attacco missilistico dei russi, mi dispiace signori ma è troppo rischioso. Ora lascio l’auto in quel punto ed entriamo nel teatro. Come vedete, su quel marciapiede antistante l’ingresso dell’edificio, c’è scritta, bella grande, la parola BAMBINI. L’ha fatta lo scenografo del teatro usando della vernice bianca, nella speranza di scongiurare un attacco dall’alto direttamente sul teatro”, ci disse.

Invece entrammo e dopo pochi minuti avvenne l’apocalisse.
Ci furono ripetuti attacchi missilistici, devastazione, rumori assordanti e urla. Tenni abbracciata a me Agata e pensai, sperai che se anche i detriti ci fossero crollati addosso, almeno lei si sarebbe salvata con il nostro feto che portava in grembo. Invece ci fu il buio e io caddi perdendo i sensi.
Mi svegliai su un letto dove mi trovo ora, in questo bunker.

Un uomo tarchiato vestito con mimetica verde, che in un primo momento non riconobbi, mi disse che era stato mandato da Adrian.
Non appena però ripresi conoscenza constatai che era il mio uomo fidato Bohdan.

Mi raccontò che quando Adrian seppe del bombardamento del teatro e non riusciva a mettersi in contatto con me, si insospettì e pertanto, insieme a lui mi trovarono ricoverato in un ospedale di Mariupol. Non ero stato ferito gravemente, ma subii un colpo alla testa che mi fece entrare in coma per alcuni giorni.
Adrian e Bohdan riuscirono a trasferirmi in questo bunker che ero ancora in stato di semi incoscienza. Presero la scusa che mi avrebbero trasferito in una struttura privata. Non potevo correre il forte rischio che le autorità ucraine avrebbero scoperto la mia vera identità e che fossi una spia.

Quando appunto mi svegliai dal coma, chiesi subito al mio uomo fidato di Agata e compresi che c’era purtroppo la forte probabilità che fosse morta.
Il bombardamento russo del teatro di Mariupol è costato il più alto numero di vittime civili dall’inizio della guerra in Ucraina. I russi hanno negato ogni responsabilità della strage, affermando che il teatro è stato demolito dalle forze ucraine ed è servito come base militare ucraina. Nessuno dei testimoni, invece, ha visto soldati ucraini all’interno dell’edificio e nessuno ha dubitato che il teatro fosse stato distrutto in un attacco aereo russo mirato.
Il teatro, costruito 60 anni fa, era un tempo chiamato Teatro Russo Drammatico, ma le autorità locali hanno tolto la parola RUSSO nel 2015. L’edificio ora è un insieme di rovine, con alcune parti annerite dal fuoco. I dintorni sono nelle mani delle forze russe.

Tornando ad Agata, pur consapevole quale fosse purtroppo il suo drammatico destino, ho atteso dieci giorni che Bohdan facesse le dovute ricerche finché mi ha confermato che è deceduta e la sua salma è stata trasportata nel suo paese in Polonia. >>

Andrey Bykov scoppiò a piangere come un bambino e il filmato terminò.
Federico Bond spense il personal computer e pianse anche lui come un bambino.

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