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Discendiamo dai primitivi che si ammazzavano a mani nude e con le pietre e i coltelli. Oggi ci ammazziamo a mani nude, con le pietre, con i coltelli, con le parole, le pistole e le bombe.
#carlobianchiorbis
Federico Bond era in ufficio completamente immerso nel lavoro, alle prese con il PC. Era una domenica mattina e visto che il figlio di Bykov aveva parecchie pratiche da sbrigare e la sua famiglia era in vacanza, ne approfittò affinché potesse rispettare gli impegni presi con i suoi clienti, ancor prima che l’amico e collega Gabriele prendesse il lungo periodo di ferie concordato con lui.
Bond, ogni tanto si concedeva però qualche secondo di pausa, guardando fuori dalla finestra ciò che la natura donava: poco o niente perché il suo ufficio si trovava in una via tutta cementificata. Così ricorse alla fantasia, giusto per svagarsi un po’. Immaginò che era una domenica a tinta azzurro chiaro e adornata da graziosi cirri bianchi e poteva respirare aria fresca e pulita. Il sole aveva moderato i suoi dardi ed era gradevole.
In una casa vicina qualcuno aveva steso i panni ad asciugare e una dolce melodia proveniva da una radio accompagnata dalla voce di chi cantava ed era intento a faccende domestiche, perché aveva lavorato tutta la settimana.
Dalla via qualcuno chiamava ma nessuno rispondeva. Sentiva da lontano l’abbaiare di un cane e intuiva che forse pure lui percepiva che quel giorno fosse festivo per tutti, ma soprattutto per chi si voleva bene e sapeva amare…
<<Ma che cavolo…!>>
Venne interrotto il breve sogno idilliaco di Federico dallo squillare ripetuto e prolungato dal campanello d’ingresso dell’ufficio che stava al piano terra sulla strada. Andò all’uscio e intravide dalla porta in vetro smerigliato che era una figura femminile.
Non guardò nemmeno dal videocitofono poiché riconobbe la voce dell’amica Andrea che gli implorava con solerzia di farla entrare. E così fece Bond, senza esitazioni.
<<Ciao Andrea, cos’è successo!>>
La donna varcò la soglia e chiese a lui di chiudere subito.
<<Ti trovo in uno stato decisamente pietoso!>>, disse l’uomo che percepì un odore sgradevole di sudore provenire dalla ragazza. Vide che era tutta spettinata, gli zigomi sporchi di mascara nero che era colato dai suoi occhi, evidenziando che aveva appena pianto. Indossava una camicetta verde blusa con ricami floreali, a maniche lunghe di cui una era tutta strappata. Jeans classici azzurri sporchi di macchie nere sulle cosce come se avesse lavorato in un’officina meccanica.
<<Hanno ucciso mio cugino Aurel di Milano!>>
<<Ma chi Andrea?>>
Federico si rese subito conto che le fece una domanda stupida e scontata di cui conosceva la risposta, ma l’amica gli spiegò dettagliatamente il tragico accadimento:
<<Attraverso i suoi informatori di fiducia è venuto a sapere che un nostro concittadino ci ha traditi, Udrescu, un cognato di sua sorella. Ha indicato agli uomini di Benetti l’indirizzo della casa di accoglienza dove mi trovavo. Mio cugino è venuto in mio soccorso, ma sfortunatamente proprio quando ormai sono stata portata via dal posto in cui pensavo di essere al sicuro. I malavitosi sono entrati in tre, di notte, mentre dormivo e non mi sono nemmeno accorta di essere stata sequestrata. Evidentemente mi hanno narcotizzata. Quando mi sono svegliata mi trovavo sul sedile posteriore di un’auto con un uomo che mi puntava una pistola alla testa. Mi resi conto che il mezzo di trasporto aveva cozzato contro un’auto che gli aveva sbarrato la strada. Mio cugino era riuscito a seguire i miei aguzzini e con l’aiuto di un suo amico gli aveva fatto un’imboscata. Aurel e il suo complice spuntarono fuori dall’angolo di una via armati di pistola. Ma non avevano fatto i conti che quei bastardi degli uomini di Benetti erano dotati di fucili mitragliatori.
Mio cugino e il suo amico sono caduti a terra in un lago di sangue, in pochi secondi.>>
Andrea si mise a piangere a dirotto e Bond cercò in qualche modo di calmarla facendola sedere e offrendole dell’acqua.
Mentre la donna beveva, Federico diede a lei anche dei fazzoletti di carta per asciugarsi le lacrime.
<<Ma come hai fatto a fuggire?>>
<<È poi arrivata una pattuglia di Carabinieri che ha aperto il fuoco sulla nostra auto. Una pallottola ha raggiunto la testa dell’uomo che mi puntava la pistola.
Sono riuscita a scendere dall’auto ancor prima che i due malavitosi salissero sulla stessa, perché erano impegnati nella sparatoria contro le forze dell’ordine. Avevo le mani legate dietro con una corda, ma sono riuscita a tagliarla a uno spigolo di un muro ed eccomi qui da te.
<<Ma i due uomini di Benetti saranno riusciti a scappare?>>, chiese Bond con sguardo perplesso.
<<Non saprei, ma è probabile di sì grazie ai loro fucili mitragliatori, penso che abbiano avuto la meglio.>>
<<Ma dici che quindi non possono averti seguita?>>
<<Non penso proprio Federico!>>
<<Certo, certo che no, ma ora togliti i vestiti per favore.>>
<<Ma proprio ora hai voglia di scoparmi?>>
<<Ma no, sciocca! Temo che ti abbiano messo addosso una cimice localizzatore.>>
Andrea si tolse camicetta, jeans e scarpe ginniche e li posò sulla scrivania. Bond li perlustrò accuratamente ma non trovò niente e così chiese alla donna di porgli il reggiseno. Andrea se lo sfilò e lo diede nelle mani di Federico osservandolo e tenendo le braccia incrociate per coprirsi i suoi seni.
<<Eccola qua! Ora siamo fottuti cara mia!>>
Disse l’uomo che lasciò cadere a terra la piccola cimice metallica e poi la distrusse sotto la suola della sua scarpa.
<<Adesso dobbiamo aspettare che faccia sera e cercheremo di scappare da qui dal retro dell’ufficio.>>
Ma non fece neanche in tempo a parlare del piano di fuga con la donna che entrarono dalla porta d’ingresso i due uomini di Benetti.
<<Eccoti qua puttanella!>>, disse uno dei due, dai capelli ricci e brizzolati puntando una pistola su Federico e Andrea.
<<È stato un gioco da ragazzi aprire questa porta>>, disse l’altro uomo con i capelli corti, neri e pelle del viso scuro da lampada abbronzante, tenendo in mano una chiave bulgara.
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L’ha ripubblicato su https:/BOOKS.ESLARN-NET.DE.
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