CAPITOLO 25 – BLOODY FACEBOOK…LE ORIGINI

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Federico aveva paura della morte, eccome, in quel luogo, in quel palazzo dove si trovava sequestrato.
Sapeva anche che doveva soffrire prima di morire. Era precipitato in una situazione tragicamente assurda: diceva la verità ma il suo carnefice Benetti non gli credeva. Dopo aver assistito impotente alla violenza sessuale di Andrea sentendola urlare e senza poterla aiutare, venne riportato da Victor nello scantinato dove si era svegliato, dall’ultima volta che erano entrati i criminali nel suo ufficio e avevano rapito lui e la sua amica rumena.
Gli venne dato del cibo su un vassoio come se fosse un carcerato in isolamento. Bond non aveva per niente appetito e non gli andava proprio di cibarsi. Così mandò giù nell’esofago giusto un tozzo di pane e un sorso d’acqua. In pratica lo stretto necessario per evitare la nausea fastidiosa causata dallo stomaco vuoto. Intanto rammentava le parole del capomafia di qualche ora prima, stranamente in un italiano scorrevole, senza accenti meridionali. Forse per aumentare in lui lo stato d’ansia e di paura alla tortura:
“Vedrà Bond, sono sicuro che parlerà sotto la tortura di Kovalenko.
I suoi metodi sono semplici ma molto efficaci. Tanto per cominciare le metterà la testa nel lavandino pieno d’acqua fredda per almeno mezzo minuto, più volte e poi, a intervalli di pochi secondi introdurrà del filo elettrico facendole prendere delle scosse belle forti. Magari potrà resistere nelle prime fasi, ma quando, dopo un milliampere comincerà a sentire formicolio, appena percettibile e poi, via via più intenso, probabilmente si cagherà nelle mutande. Questo perché a sedici milliampere potrebbe anche sopportare senza grossi problemi, ma a venti comincerà ad avere forti contrazioni muscolari. Infine, a cinquanta, le si paralizzeranno i muscoli respiratori e magari potrebbe avere possibili conseguenze di arresto respiratorio e il suo fisico mi auguro che resisterà alla soglia di fibrillazione ventricolare, perché subirà inevitabilmente un arresto cardiaco e danni severi agli organi interni…”

Effettivamente, Federico Bond pensando alle parole di Benetti, cominciò a pensare al suicidio e le metodologie per farlo ce n’erano parecchie, ma cercò di allontanare quell’oscura opportunità dalla sua mente.
Notò, fra l’altro, che c’era una piccola telecamera puntata proprio su tutta la piccola area dello scantinato in cui si trovava. Si convinse che se solo avesse tentato di togliersi la vita, sarebbe intervenuto sicuramente un uomo del capomafia per impedirglielo. E così, per confortarsi, pensò ai suoi affetti: i figli Andrey e Agata. Sì immaginò la loro vita senza di lui. Avrebbero chiesto di papà perché sentivano la sua mancanza e Rebeca avrebbe detto dapprima che era andato lontano per un lungo viaggio, come nelle favole. Ma poi i pargoli, crescendo, non avrebbero più creduto alle fiabe e la mamma si sarebbe inventata la storia che Federico se n’era andato in paradiso perché aveva fatto un brutto incidente. Bond pensò anche a Rebeca senza di lui. Probabilmente la donna del figlio di Bykov non avrebbe avuto più storie con altri uomini perché aveva già un’amante, Adelaide, che sarebbe diventata la persona con la quale poteva convivere per tutto il resto della sua vita.
La mente di Federico elaborò anche l’immagine di Elisabetta, la madre. Si era separata da Matteo Fossati e per tirarsi su di morale, fantasticò che Andrey potesse, un giorno non molto lontano, quando magari fosse finita la schifosa guerra in Ucraina, ritornare in Italia e contattare la sua ex fidanzata di gioventù, facendole una sorpresa meravigliosa. E così, Elisabetta Bond, molto entusiasta e contenta che Bykov fosse ancora vivo, si sarebbe trasferita in Italia e messa ancora insieme a lui e avrebbero fatto i nonni dei loro Andrey e Agata…

Mentre Federico stava tristemente pensando anche al suo amico Gabriele, sì aprì la porta dello scantinato ed entrò Victor con in mano una pistola.
<<Non ti leghiamo le mani. La strada per raggiungere l’ascensore la conosci, esci di qui e mi raccomando di non fare scherzi, la tua amica Andrea verrebbe subito ammazzata come una cagna dagli uomini del mio capo>>, disse l’ucraino, lentamente, con accento straniero ma con un buon italiano, come se avesse studiato a memoria la frase.
Il sequestratore e Bond furono nell’ascensore che fu azionata e si fermò al piano secondo.
Victor fece segno con la pistola di accedere nell’androne ma, non appena Federico uscì dalla cabina e si chiusero le porte scorrevoli, venne colpito da dietro alla testa col calcio della pistola.

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