CAPITOLO 2 – BLOODY FACEBOOK THE RETURN

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“Il solito traffico, la solita viabilità caotica, tipica di ogni città con un minimo di ventimila abitanti. I notiziari danno spesso la notizia del calo delle nascite. E sì, è un bel problema. Ma a me non risulta tutto ciò. Anzi, più passano gli anni ed è sempre peggio muoversi in una città.
Forse è questo povero mondo che non è più a misura d’uomo? O mi sa che non lo è mai stato? Siamo noi esseri umani che ci siamo sempre illusi di essere padroni della terra sulla quale poggiamo i piedi?
E poi ora pretendiamo di andare alla scoperta di altri mondi nell’universo. Non siamo stati mai in grado di gestire la nostra sopravvivenza in questo mondo e andiamo alla ricerca di altri?
Guarda quello stronzo o stronza che non mette la freccia! Non li reggo proprio e sono parecchi coloro che non azionano l’indicatore di direzione!
Che palle, un’altra lunga coda…”

L’uomo alla guida, assorto nei suoi pensieri paranoici, ne approfittò per guardarsi allo specchietto retrovisore. Un gesto istintivo tanto per impiegare quei minuti inutili persi nel traffico, non per necessità perché era consapevole di essere sempre a posto come aspetto estetico: barba di media lunghezza, ben curata di colore castano, come i capelli corti che sembravano una continuazione della folta peluria sul viso; portava un paio di occhiali da vista di colore nero che gli davano l’aria da professore universitario.
Ma la riflessione della luce solare sul vetro fece vedere un’immagine disgustosa: alla guida di un’auto, dietro di lui, c’era un tizio che aveva trovato di meglio, come passatempo, di ispezionare col dito indice le narici del suo naso.
Venne subito posizionato in modo corretto lo specchietto dall’uomo, per evitare come conseguenza un indesiderato rigurgito della colazione mattutina.
Finalmente arrivò il verde del semaforo, proprio quando c’erano poche auto, prima dell’automobilista che passò l’incrocio, evitando anche una probabile maledizione dell’extracomunitario che tampinava le altre auto in coda, al quale non avrebbe acquistato sicuramente i suoi fiori di dubbia provenienza e freschezza. Il navigatore satellitare ricominciò, con la voce metallica, a dare indicazioni verso la destinazione:
“…svoltare a destra e proseguire per cento metri. Svoltare a sinistra in via Gobetti e proseguire fino alla rotatoria. Immettersi nella rotatoria e imboccare la prima via a destra. Siete giunti in via Giacomazzi, il percorso guidato è terminato…”
L’uomo parcheggiò la sua Audi di fronte alla Caserma dei Carabinieri di Monza. Aprì la portiera e quando pose i piedi sull’asfalto, passò le mani sulla giacca e i pantaloni dell’abito blu scuro che indossava per togliere peli e pelucchi.
Attraversò l’androne d’ingresso dello stabile e, automaticamente, gli si aprì il portone automatico con apposto sul vetro smerigliato il logo blu e rosso con la corona. Grazie alla telecamera esterna un carabiniere in divisa lo aveva visto arrivare e gli andò incontro salutandolo con la mano ben tesa, a paletta.

<<Buongiorno maggiore, il comandante Anselmo Rusmini l’attende, l’accompagno, mi segua prego.>>
Il militare aveva la tipica fisionomia del meridionale: sopracciglia nere, occhi castano scuri e pelle leggermente olivastra.

A passo di marcia, attraversarono tutto il cortile e poi entrarono in un androne che portava a una scalinata. Mentre il carabiniere scelto quasi correva sugli scalini, il maggiore lo seguiva con calma. Arrivarono alla fine della scalinata, al secondo piano, e proseguirono a destra in un corridoio. Giunti innanzi alla quarta porta sulla loro destra, il carabiniere bussò e l’aprì subito dopo aver sentito il benestare del comandante. Come un principe che si rivolgeva al suo re disse :

<<Buongiorno capitano, è arrivato il Capo Ris Michele Vignati.>>

Il carabiniere Di Gennaro, da buon soldatino, salutò prima Rusmini, poi Vignati e chiuse la porta.

<<Buongiorno maggiore, prego si accomodi>>, disse il capo dei carabinieri alzandosi in piedi, indicando il posto a sedere di fronte alla sua scrivania. Era in divisa nera d’ordinanza, completa di giacca ad un petto a quattro bottoni, quattro tasche a toppa con cannello centrale a chiusura a pattina con bottone, controspalline fermate da un bottone (tutti i bottoni dell’uniforme argentati). Anche tre stelle argentate su ciascuna spallina della giacca. Pantaloni di taglio classico, con le pinces e quattro tasche. Infine, camicia bianca e cravatta nera.

Vignati, mentre si stava sedendo, anche se aveva incontrato più volte il comandante, faceva sempre fatica a contenere il suo stato di disagio per lo strabismo molto marcato del suo interlocutore: un occhio puntava verso destra e l’altro leggermente verso sinistra. Andava poi ad aggiungersi alla deformazione congenita anche un look buffo: due piccoli zerbini composti da sparuti capelli castani, intorno alle tempie di un cranio calvo.

<<Conto molto su di voi, maggiore, speriamo di incastrare questo fantomatico Atropo che è tornato a uccidere, purtroppo. Ha cambiato però le sue modalità rispetto al passato, non ci ha mandato la chiavetta USB col filmato del suo omicidio efferato, ma l’ha pubblicato in diretta su Facebook. Abbiamo alle costole gli esponenti del governo di maggioranza che sono altamente preoccupati per l’incolumità di Silvio Ruggeroni. Hanno paura che quando verrà dimesso dall’ospedale possa essere vessato dall’uomo mascherato da diavolo e questa volta temono che possa essere assassinato. Come stanno procedendo le ricerche sul luogo dove è stata assassinata la donna?>>
<<Atropo utilizza sempre degli account fantasma non rintracciabili ed è praticamente impossibile localizzare il luogo dove è stata ammazzata la povera Valentina. Stiamo vagliando le denunce di scomparsa di prostitute dell’est, dato che la prima vittima del nostro uomo, Alina, proveniva dalla Russia. Una volta individuata l’ipotetica donna uccisa, facendo un’analisi dei suoi ultimi movimenti, potremo, spero, individuare almeno la zona dove è avvenuto l’atto criminoso>>, rispose il capo Ris Michele Vignati.

<<Riguardo Federico Bond, l’unico sospettato di essere lui a vestire i panni di Atropo finora, abbiamo intensificato i pedinamenti su di lui, anche se non è emerso niente di rilevante fino a quando appunto non è stato commesso il crimine.>>
<<Ha fatto bene capitano, anche se il mio predecessore Salvatore Longobucco ha sempre escluso che Bond possa essere Atropo, anch’io ho non pochi dubbi su di lui.>>

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