> CAPITOLO 9 < MAGENTA ROSSO SANGUE

ALL LANGUAGES 👇

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid02u13Xgc95KvR7UKHJGppXPfZnVqp1VVvg4L92VcDEeR1setUWVQ6EYVoJbrEunmfGl&id=100063661542082

Esmeralda e Giacomo, in tutti gli anni del loro fidanzamento e matrimonio, avevano vissuto più vicissitudini superate che momenti di gioia goduti. Sotto lo stesso tetto e al di fuori, avevano anche provato le eccitanti montagne russe fatte di tresche e relazioni extraconiugali reciproche, più o meno celate. Ma con la morte improvvisa e brutale del loro primogenito Alberto, avevano trovato uno dei pochi punti in cui collimavano perfettamente : il mutuo stato d’animo devastato. La loro vita cambiò drasticamente in peggio e senza possibilità di rimedio. Stavano provando sulla loro pelle cosa significasse perdere un figlio. Era rimasta Alessia, la secondogenita, più giovane del fratello di qualche anno, ma per i genitori, la morte di Alberto, ucciso poi così selvaggiamente alla stessa stregua di un animale da macello, era come se avessero perso gambe e braccia contemporaneamente.

Convocati nella Caserma dai Carabinieri, erano seduti nel modesto salone dove si tenevano i briefing. Dovevano terminare l’interrogatorio iniziato con i carabinieri Pizzamiglio e Giovanna Mustacchio. Il Maresciallo faceva sempre le domande, mentre l’appuntato scriveva al PC anziché al tablet. Giacomo Tagliabue se ne guardò bene di ripetere la battuta infelice fatta all’ospedale, riguardo l’evoluzione tecnologica dei Carabinieri, anche perché di fronte a loro c’erano ad assistere all’interrogatorio, Vignati e Longobucco, che davano l’impressione di essere degli agenti della CIA che si vedevano nei film americani.

<<Abbiamo appurato dai documenti che siete nati entrambi a Piacenza?>>

<<Esattamente>>, rispose Esmeralda a Pizzamiglio, che sembrava essersi abbastanza ripresa dopo la disperazione emotiva della volta precedente. Perlomeno le si erano sgonfiati gli occhi. Mentre il marito non si era ripigliato per niente perché sembrava sempre un malato terminale.

<<Da quanti anni vivete a Magenta?>>

<<Da circa una quarantina d’anni>>, rispose sempre la moglie.

<<Abbiamo anche appurato signor Tagliabue che intorno ai vent’anni faceva pugilato d’alto livello. Sappiamo che, purtroppo, in quell’ambiente sportivo, bazzica sempre la malavita. Non è che, magari, è stato coinvolto in qualche brutto giro di scommesse e qualche criminale gliela fatta pagare perché non si è lasciato corrompere? Guardi che la mafia ha la memoria lunga quando si tratta di ritorsioni.>>

<<No! Lo escludo categoricamente>>, rispose con tono scocciato il padre di Alberto.

<<Sappiamo che è titolare di una grande azienda di produzione di piastrelle a Milano.>>

<<Sì, ma non sono l’unico padrone, nella Ditta concorrono, in parti uguali, anche gli altri tre miei fratelli: Giorgio, Stefano e Luigi. Abbiamo continuato l’attività di nostro padre, che aveva in società, con suo fratello, la produzione di piastrelle a Piacenza. Poi, quando litigarono, si separò da lui e si trasferì con tutta la famiglia, qui a Magenta e fondò a Milano un’altra azienda, sempre per la produzione di piastrelle e con l’aggiunta però di servizi per l’edilizia.
Ci stabilimmo nella città magentina, in una palazzina composta di 6 grandi appartamenti, che mio padre fece costruire appositamente per il nostro futuro. Infatti, ci viviamo tuttora io e i miei fratelli con le nostre rispettive famiglie. Mio padre Vittorio è deceduto da alcuni anni ed è rimasta mia madre a vivere in un appartamento della palazzina con la badante.>>

<<Com’è la situazione economica della vostra azienda?>>

<<Come tutte le aziende italiane che attualmente lavorano nell’edilizia: c’è la fantomatica crisi del mattone, dobbiamo adattarci a lavorare maggiormente nelle ristrutturazioni più che sulle nuove costruzioni, anche perché la regione Lombardia fa molte agevolazioni fiscali, detrazioni ai cittadini che ne usufruiscono.>>

Pizzamiglio lesse ai due coniugi dei nomi nel giro delle amicizie di Alberto rilevati dal suo cellulare, compresi quelli rilevati dal cellulare della fidanzata Mirella. Quest’ultima sarebbe stata convocata nell’interrogatorio del giorno successivo.

<<Alcuni nomi li conosco, mentre altri no>>, risposero quasi all’unisono i due coniugi.

L’interrogatorio terminò e Salvatore Longobucco pensò, come è avvenuto solitamente in questi casi, che ogni personalità e segreto più recondito di ogni individuo, emerge sempre e inevitabilmente, come l’acqua in ebollizione di una pentola a pressione che esplode.
Rimasero nel salone l’ex capo RIS e Vignati.

<<Questo interrogatorio le ricorda qualche particolare del passato signor Longobucco?>>

<<Effettivamente, assistetti come stagista a un caso avvenuto a Piacenza. Ero molto giovane, non mi ricordo bene la vicenda. Dovrò verificare negli archivi.>>

Il nuovo capo RIS fece il solito sorriso da falso simpatico e Longobucco pensò che questa volta il suo collega non aveva proprio fatto una domanda da stupido.

ALL LANGUAGES 👇

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid02u13Xgc95KvR7UKHJGppXPfZnVqp1VVvg4L92VcDEeR1setUWVQ6EYVoJbrEunmfGl&id=100063661542082

Lascia un commento

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...