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<<Nel giardino della mia infanzia raccolgo con piacere i petali dei fiori
più belli che ho disseminato quando ancora la mente era pura.
Tutto si presentava come nelle fiabe dove il vincitore era sempre
colui che, con spirito intrepido e con generosità trionfava e la giustizia
aveva sempre ragione delle cattiverie umane.
Eh sì! Proprio come le favole tutto ciò si è dissolto all’albeggiare.
La realtà è ben diversa ma nell’animo di un profondo sognatore
c’è sempre posto per qualcosa che ogni giorno si rinnovi
e faccia catena con coloro che ancora credono alle fiabe…>>
Sergio e Antonia stavano facendo la solita passeggiata del mattino. Mentre si trovavano nei pressi della scuola materna, passarono i bambini con mamme e papà che si stavano recando all’interno.
Il vicino di casa della non vedente la deliziò con le sue classiche frasi romantiche.
La donna trovò però il tono della sua voce un po’ corrucciato, come se Sergio avesse qualcosa dentro di sé che doveva esprimere ma era frenato nel farlo. Percepiva, sensibilmente, anche il modo di respirare dell’uomo insolitamente più affannoso. Era tentata di chiedergli se c’era qualcosa che non andasse e, come da ormai troppo tempo aveva il grande desiderio di dargli del tu, di entrare in confidenza con lui. Ma aveva la grande paura di rompere l’incantesimo con il vicino gentile. Infatti, egli, non aveva mai accolto l’invito di bere un caffè a casa sua e per questo motivo, da quel giorno decise di non chiederglielo più per non tagliare il filo, tutto sommato sentimentale, che li legava. Un filo inalterabile ma pur sempre sentimentale.
Quel mattino sentì anche, insolitamente, dell’odore di fumo da sigaretta provenire proprio da lui. Lui che emanava del buon profumo fresco, di quell’essenza che solo una non vedente come lei poteva gustare e percepire. Quell’essenza sublime che non poteva essere descritta per chi vedeva ma era insita e connaturata per dei figli di un Dio minore che, probabilmente, avevano già le porte aperte per il paradiso. Loro forse già provavano, in anticipo sulla terra, ciò che per un comune mortale vedente era intangibile, impossibile.
Tutte quei pensieri, emozioni e presentimenti avevano stancato oltremisura la donna che chiese all’uomo di poter rientrare in casa prima del tempo. Non appena giunsero davanti alla porta d’ingresso il vicino finalmente si aprì:
<<Ho capito Antonia che si è accorta che sono un fumatore. Stamattina ho fumato parecchio, cosa che non faccio mai. Non mi è mai piaciuto fumare al mattino e non così tanto. Questo perchè ieri sera non mi è piaciuto per niente quanto è accaduto.>>
<<Cosa è successo?>>
<<Ho beccato la sua assistente Virginia a sbirciare dentro la mia abitazione, attraverso la finestra che da sul giardino. Io ero seduto e l’ho vista chiaramente che era lei perché quando mi sono alzato e mi sono affacciato alla finestra, l’ho vista correre verso casa sua e sotto la luce del lampione ho notato i suoi lunghi capelli rossi raccolti a coda di cavallo.>>
<<Mamma mia, che figura!>>, disse Antonia mettendosi le mani sul viso, come se si vergognasse ancor di più per quanto fatto dalla sua assistente, anche se non commesso da lei. Poi, la donna, non riuscì a proferire più parole per il grande imbarazzo e salutò l’uomo frettolosamente con un semplice:
<<Arrivederci Sergio!>>
Chiuse la porta e andò a sedersi sulla poltrona in attesa di Virginia.
Non appena l’assistente entrò in casa salutò Antonia e notò subito che lei contraccambiò il saluto con il viso imbronciato e le braccia conserte. Ma non diede importanza al suo atteggiamento, in quanto le era già capitato di affrontare suoi repentini sbalzi d’umore, anche per delle sciocchezze, che per l’evidente situazione in cui versava erano amplificate oltremisura. Così Virginia sistemò di buona lena tutta la spesa e si inginocchiò davanti alla giovane donna accarezzandole le mani.
<<Chissà Antonia chi potrebbe essere quel benefattore ignoto che ti ha donato questo bellissimo appartamento in mezzo alla natura, fino al punto di convincerti di lasciare la tua Piacenza? E ti ha anche elargito un sacco di soldi da poter vivere agiatamente. Comincio a sospettare che sia il nostro vicino Sergio, non credi? Non ti sembra sospetta tutta questa sua gentilezza, che tu mi dici dimostrare spesso nei tuoi riguardi, ma allo stesso tempo si guarda bene di tenere le distanze?>>
<<Non penso proprio Virginia, che quell’uomo benefattore, a detta del Notaio, essere stato molto legato alla mia povera madre e quindi ci tiene molto a me, ma preferisce rimanere nell’anonimato, sia Sergio!>>, rispose Antonia con tono scocciato e ritraendo le mani da quelle dell’assistente continuò, alzando il tono della voce:
<<Ma ti rendi conto di quello che hai combinato ieri sera!>>
<<Cosa ho combinato scusa?>>, rispose Virginia, alzandosi di scatto in piedi e mostrando un viso rosso come un pomodoro ma che Antonia non poteva vedere.
<<Lo sai benissimo cosa!>>, esclamò la giovane donna con un tono di voce sempre più alto.
L’assistente non disse più nulla per la vergogna e si apprestò a fare le faccende domestiche.
Antonia scrollò il capo amareggiata, mordendosi le sue labbra sottili.
Nel frattempo, in una stanza semioscura del suo appartamento, Sergio stava danzando davanti a un grande specchio, con indosso la maschera di Lord Farquaad e tenendo nella mano destra un’accetta.
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