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A Monza, in una sera di inizio primavera, insolitamente con il clima umido e nebbioso, tipico della stagione invernale, c’erano molti giovani a bere nella Birreria “Party Night”, ai piedi dello stabile d’epoca dove avvenne il primo omicidio di Atropo. Come allora, si sentiva la canzone grunge dei Nirvana…
”Load up on guns, bring your friends. It’s fun to lose and to pretend. She’s overboard, self assured. Oh no I know, a dirty word… ”
Uscì dal locale il giovane ragazzo vestito sempre col giubbotto di pelle nera di quella notte. Si accese una sigaretta e si mise a guardare lo smartphone, passandosi una mano sul suo ciuffo di capelli scuri.
Arrivò, nel frattempo, il vagabondo dell’anno prima, che stava passando davanti a lui. Indossava il solito cappotto grigio sporco e consunto e aveva barba e capelli talmente lunghi che il viso era irriconoscibile.
Il cliente della birreria non poteva credere ai suoi occhi e disse al clochard, a bassa voce:
<<Figlio di una gran puttana! Era da tanto tempo che ti aspettavo! Mi hanno punito per colpa tua e ora te la farò pagare molto cara! >>
Il disadattato fece finta di niente e si diresse veloce nella sua via preferita nascosta, per passare la notte. Il frequentatore del locale andò a chiamare i suoi tre amici all’interno e nel chiasso della musica urlò a loro, seduti al tavolo:
<< Oh raga c’è finalmente il bastardo, andiamo a picchiarlo per bene! >>
I quattro giovani malviventi di “buona famiglia” uscirono dalla Birreria e andarono a prendere delle mazze da baseball nel portabagagli di un’auto. Il vagabondo, che stava sdraiato sull’asfalto, in un angolo semioscuro, si svegliò di soprassalto, sentendosi picchiare pesantemente la gamba da un corpo contundente, seppur riparata dal cartone del Minimarket.
<<Pezzo di merda, sei fortunato che non ti pisciamo addosso, altrimenti risalirebbero a noi e ovviamente non siamo così stupidi di filmarti e poi postare su Facebook le nostre bravate, questa volta.
Comunque ti faremo rimpiangere di essere nato. Ti pesteremo a sangue con queste mazze>>, disse il ragazzo col giubbotto nero. L’uomo si mise a tremare dalla paura, ma non diede a loro la soddisfazione di piangere e supplicarli di non fargli del male. I quattro ragazzi si misero a sghignazzare diabolicamente e mentre il capo banda, col giubbotto nero, stava iniziando a sferrare, per primo, un colpo di mazza, venne bloccato da una forte presa da dietro. Il vagabondo vide, alle spalle del giovane, una figura oscura, non ben distinguibile, colorata di rosso sangue, che gli prese la mazza con estrema facilità dalle mani e iniziò a pestarlo sul corpo, mentre gli altri tre amici scapparono impauriti. Vide, sempre a fatica, l’uomo che sferrò un ultimo colpo alla testa del giovane, che cadde a terra ansimante e in un lago di sangue.
Si sentì una voce rauca e decisa che disse:
<< Ora hai capito finalmente, giovane bastardo che devi lasciare in pace le persone deboli e indifese?>> e si allontanò a piccoli passi.
Il disadattato si alzò in piedi e disse:
<<Grazie amico! Ma chi sei?>>
L’uomo della provvidenza si fermò, mentre la luce di un lampione gli illuminò la testa. Si girò verso il vagabondo e mostrò il viso coperto da una maschera di diavolo e disse con tono di voce basso e fioco:
<<Sono Atropo>> e poi si allontanò verso un davanzale di una finestra su cui era posto uno smartphone che stava riprendendo tutta la scena. L’uomo vestito da diavolo prese in mano il telefonino e fermò la videoregistrazione. Poi lo postò su Facebook.
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